domenica 23 agosto 2009

L'AMBIZIONE DELL'AUTONOMIA

Alcuni compagni in questi giorni mi chiedono il perché il sottoscritto persegue la linea dell'autonomia. Domande correlate sempre e comunque da svariate ragioni più o meno condivisibili a seconda dei casi ma certamente legittime. C'é chi mi taccia di essere un nostalgico, c'é chi mi accusa di pretendere la restaurazione dell'Italia degli anni ottanta e c'é chi mi sottolinea che senza un'alleanza non si va da nessuna parte. Bene, a tutte queste persone, cui in sede privata non ho risposto se non i rari casi, voglio rispondere in questa sede e pubblicamente. Non solo sono convinto, bensì sono certo che la scelta autonomista, posta nei tempi e nei modi giusti, sia l'unica vera strada che può rilanciarci in modo concreto all'interno del panorama politico. In primo luogo dobbiamo convincerci che senza idee non andremo lontami e, nelle migliori delle ipotesi, saremo zavorre di qualche carrozzone circense come Sinistra e Castità o gli zerbini della Pdl, se non peggio. Indi la prima cosa da fare - dopo un paio di cicli 'chemiopolitici' per riappropriarci della nostra identità storica e delle nostre ragioni ed avere conseguentemente debellato le metastasi radicali/comuniste/destroidi di questi anni - è mettere nero su bianco le nostre idee, ovvero discutere, costruire e rendere riconoscibili, perseguibili e di larga condivisione i nostri obbiettivi in campo economico, sociale, culturale eccetera, dimenticando le solite frasi buttate lì tanto per fare scena e che, stringi stringi, dicono tutto e non dicono niente, il tutto non senza esserci chiaramente stabiliti in una posizione fuori dai due grandi schieramenti. Basterebbe già questo per renderci più credibili al cospetto dei molti che negli ultimi anni si sono allontanati da noi, indipendentemente dalle nostre precedenti collocazioni, Sdi da un lato e Nuovo Psi dall'altro. In secondo luogo, forti delle nostre ragioni ritrovate e delle nostre idee (considerando anche il fatto che le idee un pò per tutti i partiti si sono ridotte a slogan commerciali se non frasi di circostanza) dobbiamo rivolgerci all'elettorato socialista nella sua totalità, il che vuol dire intercettare i voti del PD di tutti coloro i quali non ci stanno a rinunciare all'identità socialista per stare in casa con gli ex democristiani subendo i veti della Binetti e senza uno straccio di idea o programma né un'identità, così come vuol dire intercettare gli elettori socialisti che a denti stretti si sono collocati all'interno della Pdl e, non solo sono stanchi dei veti leghisti e di essere asserviti agli ex missini, ma non ci stanno neanche a rinunciare all'appartenenza al Pse per aderire al Ppe. Tutto ciò, sicuramente semplice da esprimere a parole, nei fatti sono perfettamente conscio che non lo è, ma come è vero che niente nasce dal nulla, è anche vero che non possiamo non partire proprio dall'abc visto che ci mancano le basi. Un lavoro del genere richiederà, se inizieremo a lavorare entro tempi brevi, tutti e quattro gli anni che ci aspettano, un'operazione in cui, come più volte ho ripetuto, ognuno di noi sarà responsabile ed avrà la conseguente responsabilità di coinvolgere quanti più compagni può, partendo magari proprio dagli scettici e dai delusi, dimostrando che ancora ci crediamo. Identità vuol dire, indipendentemente da tutto, anche simbologia. Per questo mi sembra ovvio che il Partito Socialista Italiano di domani debba cambiare la sua immagine, eliminando quella rosa che non piace a nessuno e riproponendo il Garofano rosso che, per noi tutti, è ben più di un fiore. Infine colgo l'occasione per lanciare una proposta a voi tutti, una proposta che, a mio avviso, non dispiacerà a nessuno, riappropriamoci della sigla PSI e cambiamo il nome dell'attuale Partito Socialista in Popolo Socialista Italiano, perché alla fine dei conti noi altro non siamo che un popolo, dalle mille voci, in cerca della sua casa. Questa è quella che chiamo ambizione politica.
Aldo Luigi Mancusi

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