lunedì 24 agosto 2009

CARO STATO DELLA CITTA' DEL VATICANO

Sono anni che sento, da parte di molti socialisti, quella che definisco un'esasperata rivendicazione Pannelliana dell'essere 'laico'. Troppi straparlano di un dictat che imporrebbe quotidianamente lo Stato della Città del Vaticano allo Stato Italiano. Ora, anche in virtù del fatto che amo la lingua italiana, ritengo sia giusto fare un pò di luce sulla faccenda, chiarire qualche termine e porsi qualche domanda. Partiamo con ordine; chi vi dice ripetutamente e con una certa insistenza/petulanza che è un laico e che vuole uno Stato laico, o è un invasato che vive su Marte o, come penso sia più probabile, non conosce la lingua italiana e gioca sulla sua ignoranza e su quella degli altri sfruttando in modo distorto l'uso di alcuni termini. Fino a prova contraria, ad esclusione di chi ha preso i voti, siamo tutti laici. Aprendo qualsivoglia vocabolario leggerete alla parola laico che è tale colui il quale non appartiene al clero. Andiamo avanti,l'Italia di fatto è uno Stato laico, non è uno Stato Confessionale. Sempre con il vocabolario alla mano, lo Stato Confessionale è quello che riconosce, a livello Costituzionale, una confessione religiosa come confessione di Stato, indi non è il nostro caso, ad onor del vero non mi sembra che attualmente lo Stato Italiano neghi la libertà di culto imponendo una religione di Stato. C'é poi un altro punto per il quale ritengo giusto fare le dovute precisazioni; tutti questi difensori della libertà da non si sa cosa, continuano a dire Chiesa invece di Stato della Città del Vaticano. Chiariamoci, come Chiesa si intende la comunità dei fedeli e non le gerarchie cattoliche, perciò anche in questo caso, gentilmente e per amore della verità, usiamo bene i termini. Qual'è allora il problema, se un problema esiste nel nostro paese? Di sicuro il problema non è lo S.C.V., il vero problema è la classe politica nostrana, che è cosa diversa, ovvero come si pongono i rappresentanti del nostro 'Stato laico' nei confronti dei pensieri e delle esternazioni della gerarchia Pontificia. Precisando che non voglio qui difendere i privilegi e le malefatte storiche del S.C.V. (provate e non), né voglio elencare il bene che ha fatto e sta facendo nel mondo come in Italia per evitare di cadere nella solita diatriba sul 'Papa si e Papa no', preferisco analizzare la problematica su di un piano diverso e reale che definisco comunicativo. Partendo con ordine, prima di dar vita a qualsiasi analisi dobbiamo essere consapevoli di due dati di fatto indiscutibili, in primo luogo le nostre radici culturali non sono buddiste, musulmane, induiste o pagane, bensì sono cristiane. In seconda battuta, legittima conseguenza della prima, l'Italia è un paese a maggioranza cattolico. Partendo da questi dati arriviamo al punto: lo SCV viene accusato di entrare in modo invasivo nella politica italiana inibendo le libertà decisionali del Governo. Questa è una sciocchezza che può difendere solo chi si ferma alle apparenze e non ha l'intelligenza, o per meglio dire l'onestà, di approfondire la verità. Ricordandoci che il popolo italiano è a maggioranza cattolico, è ovvio che lo S.C.V. si rivolga in modo aperto alla sua Chiesa ed è nelle piene facoltà del Papa e delle alte gerarhie clericali interloquire con il proprio popolo in tutti quegli argomenti che rientrano negli spazi dei principi cattolici, perciò si esprime su tutto ciò che riguarda la fede e quel che ne consegue, ovvero condotta morale, salvaguardia della vita, amore verso il prossimo, carità etc.... La domanda ora è: è lo S.C.V. che impone qualcosa al popolo italiano nella sua complessità sorpassando il valico dei propri fedeli o sono i nostri rappresentanti politici che non sanno porsi in modo autonomo di fronte alle affermazioni Papali? Ripercorriamo qualche evento del passato e arriviamo insieme alle dovute conclusioni. Partiamo da un fatto recente, dal caso Eluana. È ovvio che lo S.C.V., nel dialogo con la sua Chiesa e nella lotta per la vita, abbia espresso il suo rammarico per la vicenda, sia prima che dopo ma, a quanto abbiamo visto tutti, a parte le dichiarazioni forcaiole di Gasparri e le proposte di Berlusconi, l'alimentazione artificiale è stata ugualmente interrotta e non mi sembra siano scattati anatemi e scomuniche, tantomeno la magistratura si è fatta problemi a riguardo, così come coerentemente con il suo mandato il Presidente della Repubblica, nel rispetto del dialogo con la C.E.I. ed il Santo Padre, non ricordo si sia flagellato per punirsi del non aver firmato il discusso decreto salva Eluana. Facciamo un altro esempio, le coppie omosessuali. Lo S.C.V .è stato sempre e storicamente contrario a queste unioni, stupirebbe una posizione contraria, ma così come non ha mai approvato certi rapporti, non ha mai approvato il divorzio e l'aborto, eppure in Italia si pratica l'aborto ed esiste il divorzio, guardate un pò. In questo caso la colpa di chi è, del Vaticano che impone un presunto dictat o della nostra classe dirigente incapace? In ultima analisi, vi pongo l'unico grande esempio di una politica autonoma e realmente capace di confrontarsi con il Vaticano; non fu tale Bettino Craxi, solo un ventennio prima del tanto esaltato Zapatero ed in condizioni ben più difficili, ad introdurre nel nostro paese il concetto di libera Chiesa in libero Stato attraverso la firma del Nuovo Concordato senza per questo assumere i ridicoli atteggiamenti anticlericali alla Pannella bensì dialogando con lo S.C.V.? Ed allora siamo seri, di cosa stiamo parlando, diciamo le cose come realmente stanno. Il problema non è il Vaticano, il problema è la nostra mediocre classe dirigente (da sinistra a destra) che non ha il coraggio delle proprie azioni, un coraggio che manca non per chissà quali devozioni nei confronti del clero, ma per la paura di perdere i voti dell'elettorato cattolico, una paura stupida. I signori di questa finta seconda Repubblica sono così ciechi che non sanno vedere la realtà dei fatti, ovvero che i cattolici sono molto più liberi di quanto si pensi e votano da Rifondazione a la Lega senza farsi troppi problemi. I cattolici sono i primi a sapere che un conto è la gestione della cosa pubblica ed un conto sono le ragioni della fede. Se così non fosse l'UDC dovrebbe avere, come minimo, il 40 % dei consensi in linea teorica. Il dramma di tutto è che le futili paure laiche non si sono focalizzate come ho appena detto nei confronti di un'incapace classe politica, bensì nei confronti del Vaticano e, cosa peggiore, in molti casi si stanno tramutando in laicismo ed odio, ma si sa che la mamma dei cretini è sempre incinta. Ironia della storia, l'unica grande verità che nessuno può negare è che il primo socialista della storia che espresse il concetto di laicità, come sottolineò in tempi non sospetti Mitterand, fu proprio Nostro Signore Gesù Cristo quando disse: a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio. Amen
Aldo Luigi Mancusi

domenica 23 agosto 2009

LE IPOTESI DI OGGI, LE CERTEZZE DI DOMANI

Gli ultimi scorci di pausa estiva ci invitano ad una riflessione prima che il grande motore della politica ritorni a pieni regimi. Così voglio porvi una domanda, la stessa domanda che mi sono posto in un incontro con alcuni compagni pochissimi giorni fa: come si stanno evolvendo le cose e che panorami ci aspettano? Ebbene, l'orizzonte mi sembra limpido. Partiamo dall'evento autunnale, le primarie del PD. In casa democratica i giochi sono fatti ed è ormai scontata una vittoria di Bersani, indi è palese che si seguiranno i dettati del sempre lesto D'Alema e si ritornerà alle logiche pluriforme dell'Ulivo abbandonando i fallimenti Veltroniani. Il Pd riallaccierà i rapporti con Comunisti e Vendoliani, un dialogo che non è da escludere darà quella piccola spinta che basta per la ricomposizione di Rifondazione con in più l'assorbimento dei Verdi, dei Comunisti Italiani e dei quattro non - socialisti fedeli a Nencini ed in cerca di una questua, benché minima. L'Idv resterà ferma ad abbaiare, probabilmente abbasserà i toni venendo a mancare la sua importanza primaria, ma fondamentalmente inizierà a perdere colpi. L'Udc, dal canto suo, rimarrà un'incognita fino ad ottobre, in seguito dovrà decidere le alleanze per le regionali. Attualmente Casini, come tutti i partiti politici da sinistra a destra, sta aspettando la conferma dell'incoronazione di Bersani, ma non è detto che questo lo riporterà fra le braccia del Cavaliere. È molto più probabile che il Segretario Democristiano proseguirà sulla linea dei due forni, ovvero alleanze diverse in regioni diverse. In fondo l'Udc non ha mai negato i suoi dissapori con i comunisti così come con la Lega. Vera sorpresa del futuro sarà l'Mpa. Lombardo sembra che oggi goda di un sostenitore di un certo calibro, tale Dell'Utri, non a caso l'ingegnere che ha progettato Forza Italia, il che deve farci riflettere. Il Movimento Per le Autonomie si sta muovendo molto bene e non va sottovalutato, il suo bacino di voti è notevole e va dai meridionali che hanno desideri di rivalsa verso la Lega, ai meridionali che non sono contenti del governo, fino a tutti gli sciacalli, o per meglio dire scarti degli altri partiti, che porteranno i loro voti a Lombardo in cerca di un futuro da altri negatogli. Seguendo questo ragionamento non è così lontana l'ipotesi che vuole la terza Repubblica con Lega sud e Lega nord l'un contro l'altra armate e rispettivamente centri nevralgici di un debole centrosinistra ed un debole centrodestra. Per quanto riguarda la Pdl, continuo a sottolinearlo, da qui ai prossimi quattro anni, a parte i soliti gossip, non vedo alcun mutamento. Le scaramuccie della Lega servono a ravvivare la situazione quando diventa stantia, Bossi sa bene che il suo corpo elettorale non ama vedere i suoi rappresentanti troppo comodamente seduti sulle poltrone romane. Nella realtà i rapporti tra Silvio ed Umberto lo sanno tutti che sono ottimi. Come sempre alla fine di queste riflessioni mi viene da chiedermi, e noi? Personalmente amo seguire il detto di Lord Byron, less is more, ovvero, meno è più. Attualmente il nostro compito è ricostruire il Partito, non inserirci nelle competizioni elettorali. Anche se domattina ci trovassimo tra le mani un simbolo ed una segreteria, i tempi sarebbero comunque immaturi e presentarsi tra pochi mesi ad eventuali elezioni ci regalerebbe due danni; in primo luogo un risultato numerico ridicolo, probabilmente sotto lo 0,9 %. In secondo luogo, cosa forse peggiore, ancora una volta la nostra immagine sarebbe quella dei poveri incapaci, i soliti socialisti che non sanno fare altro che fallire da 17 anni a questa parte. Personalmente mi rifiuterei di sostenere uno scempio simile, scempio che andrebbe sicuramente a discapito del progetto della grande ricostituzione del Psi, per questo invito tutti, nel caso ipotetico in cui si proporrà la cosa, ad astenersi dal sostegno di chi vuol fare la fine di Icaro. Continuiamo per la nostra strada, tranquilli e convinti, vedrete che tutto andrà per il giusto verso.
Aldo Luigi Mancusi

DIALOGARE SI DEVE, DIALOGARE SI PUO'

Carissime compagne e compagni, il 4 Agosto ho partecipato alla riunione del Direttivo Regionale calabrese del Nuovo PSI e, come volevasi dimostrare, ne sono uscito più che soddisfatto. Non starò qui a raccontarvi di alcuni simpatici siparietti cui ho assistito antecedentemente al mio intervento ma, vi posso garantire, che non sono mancate le solite bagarre delle più tipiche riunioni socialiste in cui, rivendicando crediti e sacrifici personali, alcuni dei presenti stavano per arrivare alle mani, ma queste sono faccende di basso profilo che non ci interessano in questo contesto per quanto folcloristiche. Come dicevamo ho avuto l'occasione di parlare in un contesto dalle due sfumature; da un lato era un contesto amichevole perché stavo pur sempre tra compagni socialisti, ma da un altro lato era un contesto non facile visto che, come i compagni attualmente disciolti in Sinistra e Libertà, mi trovavo di fronte a socialisti politicamente 'accasati'. Ad ogni modo, presa la parola, senza mezzi termini e con le ragioni che voi tutti conoscete, ho lanciato ai compagni presenti l'idea della ricostituzione del grande soggetto socialista in una posizine autonoma dai due poli, con un'identità ben precisa e dialogante con tutti ribadendo ai presenti le idee, i concetti ed i modi che voi avete potuto condividere con me attraverso i miei precedenti articoli. Morale della favola, contrariamente a quanto diceva chi mi sconsigliava la partecipazione, non sono stato né insultato, né offeso, né denigrato. Ho ottenuto invece i pieni consensi della base e più di un interessamento da parte di alcuni membri della segreteria regionale tranne, ma era prevedibile, da parte del Segretario Regionale che, per più ragioni di cui preferisco non approfondire, si è dimostrato distante ma ha pur sempre lasciato intendere un'eventuale spiraglio di dialogo guardando al futuro.Vi riporto tutto ciò per un paio di motivo; in primo luogo ho dimostrato a me stesso ed in questo modo anche a voi tutti che, con un dialogo che trova le sue fondamenta nelle ragioni socialiste prive della malizia dovuta a posizioni personali, interessi lobbistici e quanto altro seguendo solo l'ambizione di un sogno comune, possiamo costruire insieme qualcosa indipendentemente dalla posizione di partenza e da quella di riferimento, trovando piattaforme comuni con tutti i socialisti nessuno escluso. In secondo luogo questo incontro ha dimostrato, come ho più volte sottolineato, che ognuno di noi è protagonista e responsabile della rinascita della grande ragione socialista. Solo ed esclusivamente con il dialogo, il confronto e parlando il linguaggio della verità si possono ottenere risultati con chiunque, portando ognuno di noi il proprio quantitativo di calce, cemento e mattoni per mettere in piedi una struttura solida. Ora guardo con interesse al seminario del 9 settembe di Socialist, un seminario che spero possa fungere da fulcro culturale e logistico per la rinascita del Partito Socialista Italiano, o almeno dell'anima di questo. Resto però fermo su di un solo punto ed invito chi di dovere a porsi le conseguenti riflessioni su ciò; il popolo socialista non vuole e non può sostenere operazioni personalistiche né può accettare di buon grado i 'soliti' nomi seduti in prima fila. Dico questo perché sto incontrando ed ho incontrato un gran numero di compagni ed in tutti i casi la risposta è comune, ovvero faccie nuove e capaci, i vecchi leoni sostengano la cosa da dietro le quinte e lavorino per solo la causa e non più per sé stessi. Se vogliamo costruire un partito che guardi al futuro e che sappia porsi in modo nuovo al cospetto derl popolo italiano, presentarci con i settantenni in prima fila non è almno ridicolo. Non finirò mai di ripeterlo, i tempi sono maturi ed il futuro sarà nostro, sempre se non si compiranno gli stessi errori del passato, meditate gente, meditate.
Aldo Luigi Mancusi

L'EFFETTO PD E L'ILLUSIONE DI NENCINI

Sono sinceramente stupito della mancanza di analisi di molti. Non ho potuto fare a meno, nell'arco delle ultime settimane, di leggere dichiarazioni di tutti i tipi da parte di più di un compagno. Punto focale di tutte queste missive era ed è l'attesa degli sviluppi all'interno del PD in vista del congresso, come se la vittoria del rappresentante di Veltroni o del rappresentante di D'Alema, alias (Su)Dario Franceschini e Bersani, cambieranno realmente qualcosa per noi. Non è mancato chi ha interpretato le recenti esternazioni di Rutelli come il 'presagio' di un'eventuale scioglimento del soggetto democratico, così come non è mancato chi addirittura ha dato peso alle parole della giovane Serracchiani. A tal proposito ci tengo a precisare che l'ex consigliere provinciale di Udine è una brava ragazza, sicuramente volenterosa, molto educata, ma che mi sembra l'ultima novità degli errori di questa finta seconda Repubblica, ovvero la premiazione della giovinezza e della moderazione a tutti i costi come copertura della mancanza di personaggi di spessore, una sorta di 'puntiamo ai giovani perché non abbiamo alternative'. Senza voler essere maligni, per il poco che abbiamo potuto osservare, per la simpatica Serracchiani non è così assurda l'ipotesi in base alla quale l'enfànt prodige di Udine sta alla politica come Ferrero sta a La Destra di Storace. Chiusa questa breve parentesi, care signore e signori, torniamo ai fatti e chiariamoci definitivamente; il Pd non si scioglierà, non lo vogliono all'interno del partito e non lo vuole l'attuale maggioranza di governo. Nessuno vuole e potrà permettere ciò perché, volenti o nolenti, nessuno vuole vedere l'ascesa della leadership di Di Pietro che, in caso di scioglimento del soggetto democratico, resterebbe l'unico baluardo 'forte' dell'attuale opposizione, quell'opposizione che definisco giacobina. Così come, allo stesso modo, un PD disorientato, frammentato, privo di un'identità e di un leader fa comodo a più di un avversario politico e, in teoria, anche a noi socialisti nella prospettiva di un progetto unitario. Come sottolineavo poco sopra, almeno allo stato attuale delle cose, chiunque dei due contendenti vinca all'interno del PD per noi non cambierà alcunchè, questo perché da un lato il PS ha un peso politico irrilevante e dall'altro è palese che la dirigenza democratica guarda al futuro scommettendo sulla crescita dell'Udc, senza accorgersi che Casini, come Di Pietro, i quattro voti in più che ha preso li ha 'raccolti' dai rami dell'ex Ulivo, ma questa è un'altra storia. Morale della favola quanto fin qui detto ci ricongiunge ad una storia che prende il via più di diciassette anni fa e che ci dimostra che senza un Partito Socialista Italiano che funge da perno ed equilibrio politico, in Italia come in Europa, i poteri forti dell'economia sono stati gli unici che hanno avuto le mani libere godendo di questa situazione anarchoide e confusionale, situazione che ha trovato il suo apice nel trionfo di un mercato liberticida e nella scomparsa politica di idee, primati ed azioni. A corollario di ciò, neanche a farlo di proposito, Nencini e l'attuale segreteria del PS non perdono l'ennesima occasione per farci cadere le braccia. Proprio nel mentre che il popolo socialista chiede di tornare ad essere protagonista della politica approfittando di questa posizione forzata del PD, che per mantenere la pace tra tutti i suoi membri paga lo scotto di essere un corpo senza un'anima, lasciandoci definitivamente libero il campo per essere l'unico riferimento socialista a livello nazionale e donandoci la possibilità di infiltrarci nelle falle di questi per captarne i dissensi, costoro che fanno? Consolidano il nuovo fritto misto di Sinistra e Libertà e lo fanno con improbabili riunioni estive e senza prospettive. Non a torto girano voci che sul discorso nucleare siano nati i primi screzi. Ora, mettiamo i puntini sulle i, se Nencini e compagni fossero arrivati all'idea di Sinistra e Libertà dopo anni di riflessioni, incontri programmatici, seminari e congressi a tutti i livelli costruendo i dovuti consensi nella base in virtù di un progetto politico, sarò sincero, così come non avrei aderito alla cosa, non ne avrei neanche discusso la legittimità, ma visto che questa federazione/alleanza amorfa nasce per due ragioni improponibili, rispettivamente la garanzia della rielezione di Nencini in Toscana e l'incapacità di costruire un programma politico, care signore e signori permettetemi un chiaro dissenso. In conclusione, a noi non resta altro da fare che continuare sulla strada della ricostituzione di un soggetto politico unitario che ci sappia rappresentare iniziando i lavori proprio dal seminario del 9 settembre, nella speranza che i certi fallimenti di Sinistra e Libertà e l'orgoglio socialista ci facciano ricongiungere un domani con chi oggi a scelto altre via.
Aldo Luigi Mancusi

VECCHI LEONI, NUOVE PROMESSE E NODI VARI

Oggi, in modo più rilassato, rispondo in modo concreto alle molte mail che quotidianamente mi arrivano e che mi pongono le più diverse questioni, sperando di dare un messaggio concreto a tutti. Partiamo con il primo punto. Ognuno di noi è legato, chi più chi meno e per la ragioni più diverse, ad una o più figure di spicco della vecchia dirigenza, quella gloriosa tanto per intenderci, del vecchio Psi. Io stesso, indipendententemente da errori e quanto altro, non ho mai negato la mia stima verso il compagno De Michelis, ma non possiamo annullarci, o per meglio dire aggrapparci a queste figure del passato, puntando su di loro per il nostro futuro. Dico ciò perché da un pò ricevo varie missive in cui molti compagni mi espongono pensieri 'perversi', del tipo di ripresentarci di fronte all'elettorato mettendo in prima fila Martelli, De Michelis, Formica, Zavettieri e chi più ne ha più ne metta. Il problema non sta nell'esperienza di questi personaggi o nelle capacità che nessuno di noi mette in dubbio, ma nel fatto che posizionati in prima fila mi rendo conto, con una certa amarezza, che sono impresentabili, oltre al fatto che dovremmo anche vedere quanto lor signori siano realmente disposti a rimettersi in gioco in modo 'pesante'. Questi signori, che con stima chiamo i vecchi leoni, possono assolvere la sola funzione di saggi del partito mettendo la loro esperienza a servizio di una nuova classe dirigente che spero presto si concretizzi. Dico ciò perché, ad esclusione del fatto che non tutti i socialisti vedono di buon occhio per vari motivi questi personaggi, in alcuni casi specifici la loro presenza ci riproporrebbe due problemi; in primo luogo non manca chi non dimentica e non vede l'ora di poterci lanciare le solite accuse dicendo, in alcuni casi non a torto, che i socialisti portano ancora avanti i cadaveri, non tanto della prima Repubblica, ma i cadaveri di Tangentopoli e della parte peggiore del paese. In secondo luogo queste figure, per quanto storiche e degne di stima, vuoi per l'età, vuoi per i sopra citati trascorsi, vuoi per l'inadeguatezza in certi casi all'attuale scena politica, è certo che non stimolerebbero l'elettorato all'avvicinamento alle ragioni socialiste se non i nostalgici ed i non penso più numerosi voti dei propri feudi storici, feudi dei quali ormai penso siano rimaste solo le macerie. Indi, chiudendo questo capitolo, ripeto che a mio avviso non va preclusa a nessuno la possibilità di contribuire alla rinascita del Partito Socialista Italiano, tantomeno a chi ha contribuito alla storia del Psi, ma quando si parla di futuro bisogna guardare a questo nella sua complessità partendo dal principio che la classe dirigente del partito deve essere una classe nuova ed i vecchi leoni devono svolgere una funzione di sostegno, niente di più, niente di meno. Come dice il sempre saggio Pillitteri, spazio ai giovani. Secondo punto. Più di una persona mi ha rilanciato l'idea, per le più svariate ragioni di Sinistra e Castità, c'é stato addirittura chi ha rivendicato con orgoglio l'esperienza de La Rosa nel Pugno e chi, non con ragioni meno interessanti, mi ha invitato a vedere di buon occhio altre opzioni. Ora, senza menra troppo il can per l'aia, ripeto per l'ennesima volta che io, come chi sta con me, ho una visione molto chiara del da farsi. Indi ripeto per l'ennesima volta che non aderirò a Sinistra e Castità per più ragioni, in primo luogo la vedo come una sconfitta; in secondo luogo la vedo come un appiattimento dei socialisti in un'ottica che storicamente non ci appartiene; in terzo luogo non sono disposto a definirmi parte della sinistra radicale; in quarto luogo vedo nel futuro un Partito Socialista Italiano autonomista, non subalterno a nessuno, che ritrova le sue origini nei principi liberali socialisti e cristiani e che si propone come cuneo tra i due giganti di argilla Pd e Pdl, un partito dialogante e non servo; in quinto luogo non sono disposto in alcun modo a sostenere Sinistra e Castità per garantire la rielezione di Nencini a Presidente della regione Toscana; in ultima istanza vedo di buon occhio la sfida del quattro per cento, sono convinto che offrendo quanto appena detto, con un duro lavoro di quattro anni, possiamo intercettare buona parte di tutti quei socialisti che stanno attualmente a denti stretti in altre formazioni. Un Partito Socialista Italiano incapace di raggiungere tale soglia non ha senso. Per quanto riguarda La Rosa nel Pugno i fatti ci dimostrano che quel 2% scarso raccolto era in gran parte proveniente dall'elettorato Radicale che, a torto o a ragione, da solo ha ottenuto gli stessi risultati. Chi dice che i socialisti furono un traino mente inconsapevolmente, anche perché i fatti, non le mie ipotesi, ci dimostrano che il PS (ex Sdi) da solo non raggiunge neanche l'1%. Chiudo il discorso de La Rosa nel Pugno sottolineando a chiare lettere che il popolo socialista, storicamente parlando, non è un popolo laicista, bensì è un popolo laico, il che vuol dire che non siamo anticlericali ma siamo dialoganti con le autorità ecclesiastiche, sempre forti del concetto da noi stessi introdotto con Craxi di libera Chiesa in libero Stato, indi rispetto delle reciproche posizioni senza alcun tipo di incursione. Terzo punto. Guardiamo di buon occhio al progetto di Zavettieri, come guardiamo di buon occhio a tante altre iniziative, ma se queste iniziative non trovano un'unità in uno stesso soggetto e sono solo delle frammentazioni personalistiche/regionalistiche/condominiali non siamo interessati ad alcuna adesione. Come più volte scritto, e poco sopra ricordato, il nostro è un obbiettivo di ampio respiro che vede un coinvolgimento totale del popolo socialista e se cercavamo sigle a cui appenderci, ombra al sole e quanto altro, tutto facevamo tranne che impegnarci in questa meravigliosa follia. Grazie dell'attenzione ed un abbraccio a tutti.
Aldo Luigi Mancusi

GLI ALFIERI MANDANO AVANTI I PEDONI

Osservare ciò che ci succede intorno serve per farsi un'idea di come si evolverà il panorama politico in futuro. Per questo oggi vorrei fare con voi una serie di riflessioni partendo dal fatto del momento, ovvero le primarie del PD, questo senza scendere in polemica nel discorso tecnico del 'sistema primarie'. A primo acchitto troviamo contrapposti Bersani, un ex comunista emiliano di quelli d.o.c. e Franceschini, ex democristiano dell'ultima ora a metà fra l'approccio dialogante dell'intonsa Rosy ed il fanatismo della Binetti. Outsider è Marino, candidato per caso che serve comunque per dare al popolo bue quel senso di pluralità che il PD deve mostrare. Ma analizziamo nei fatti la realtà, partendo proprio dall'esclusione del buon Marini il quale non sa neanche lui perché è candidato; sono veramente Bersani e Franceschini i candidati? No, mi sembra ovvio. Bersani e Franceschini altro non sono che l'evoluzione dell'eterno dualismo D'Alema/Veltroni, i due storici amici/nemici che mai si sono scontrati in modo sfacciato e che mai sono riusciti a convivere. Massimo e Walter, assurdo ma vero, sono l'ultimo simbolo delle tanto disprezzate correnti di partito. Entrambi sanno che le loro candidature dirette erano improponibili. D'Alema non si è potuto candidare perché ormai è stanco di mettersi in primo piano in queste lotte interne, perché ha un'età ed il popolo del PD ha preso la via della ricerca del nuovo a tutti i costi indi non lo accoglierebbe di buon grado e, inoltre, perché punta alla Presidenza della Repubblica. Mr. W, invece, viene fuori mal concio dai recenti fallimenti della sua segreteria, se poi mai possiamo attribuire realmente a lui certi risultati, indi è impresentabile pubblicamente ed all'interno della compagine Democratica. Così, volenti o nolenti, i militanti del PD sono costretti a sorbirsi due figure che, oltre a non godere del carisma adatto alla segreteria di un partito delle dimensioni del PD, fungono anche da teste di legno per due correnti distinte. Non a torto c'é chi è convinto, come il sottoscritto, che chiunque dei due perde finirà nel dimenticatoio, ma resterà in piedi il suo sostenitore, come dire che se perde Bersani rimarrà D'Alema e se perde Franceschini rimarrà Veltroni. In tutto questo trambusto un furbetto come Di Pietro ha trovato la sua chiave di volta, o almeno spera di averla trovata. Il Tonino nazionale è coinvinto che il PD sia vicino ad una rottura e che questa rottura possa concretizzarsi solo a suo vantaggio. Così, non a torto, non è facile non comprendere il perché della candidatura, o almeno la tentata candidatura, di Grillo alle primarie. Il buon Beppe è l'unico che, con le sue non poche preferenze, potrebbe rompere le uova nel paniere a D'Alema e Veltroni. I sondaggi danno il comico genovese al 20% nella competizione per la segreteria del PD, una percentuale che servirebbe allo scopo: frantumare il mai nato partito. Viene da sé, infatti, che i militanti di DS e Margherita non accetterebbero mai di avere Grillo in casa, indi inizierebbero scontri, bagarre e fuoriuscite fino alla frantumazione del non-soggetto politico, frantumazione che secondo le visioni dell'ex magistrato vedrebbe un solo vincitore, l'unico in grado di crescere e di dare sicurezza a chi cerca un futuro nel centro sinistra: l'IDV. A questo punto però, in virtù di un progetto futuro di ampio respiro che vuole un Partito Socialista autonomo e dialogante, penso che anche noi socialisti non possiamo non fermarci un secondo per una semplice riflessione, una riflessione che ci porta inevitabilmente ad aprire le porte a tutti i socialisti, o almento a tutti quelli che si ritengono vicini all'area socialista attualmente nel PD, che già da ora si sentono orfani nel mondo poiché privi di un'identità. Alla fine dei conti sappiamo bene che D'Alema non ha mai negato la sua disapprovazione riguardo l'abbandono della tradizione socialista per abbracciare chissà cosa e, allo stesso tempo, il sempre in competizione Veltroni ha di recente rivalutato la figura di Bettino Craxi quasi rinnegando Berlinguer. L'Unico rammarico è per i compagni che, a dire il vero con poca lungimiranza, perseguono il progetto di Sinistra e Castità, un progetto che non ha futuro, una sorta di versione più piccola ma non meno confusionaria del PD che, volente o nolente, si pone nell'area radicale della sinistra. Rammarico ancora più grande viste le recenti dichiarazioni di stima di Nencini verso Bettino Craxi, perché di fatto le sue decisioni pratiche non coincidono con queste recenti esternazioni sull'ex leader del PSI. Al futuro dobbiamo guardare come aquile, non come passeri. Aldo Luigi Mancusi

PS = POST SCRIPTUM

Le recenti liti che si stanno accavallando all'interno del PS non possono che regalare qualche sorriso. Più seguo la segreteria di Nencini più mi rendo tristemente conto dell'incapacità politica dell'intellettuale toscano. A dire il vero non ho ancora ben capito se l'uomo 'bretellato' e la sua cricca siano veramente convinti delle loro esternazioni o se, da un momento all'altro, spunterà un cartello gigante con su scritto Scherzi a parte. Lo ammetto, quando la sempre dolce Locatelli ci raccontò al CN dell'undici luglio che durante il suo viaggio di nozze passò intere giornate a commentare con il marito lo Statuto dei Lavoratori mi sarei dovuto subito allarmare, ma tant'é. Stanco di ripetermi non posso fare a meno di sottolineare, ancora una volta, la totale mancanza di ambizione politica di Nencini e della direzione nazionale del PS. Ancora non capisco questo guardare indietro forzato, questo negarsi la gloria della sfida al bipolarismo, questo arrendersi di fronte ad ovvietà che solo loro vedono. In primo luogo Nencini, ancora oggi, confonde l'autonimia con l'isolamento. Certo, da un certo punto di vista non posso dargli torto, un Partito che non porta idee, che si appiattisce su posizioni di altri, che non guarda lontano alla riconquista dell'elettorato socialista e che non riparte dalle solide basi costruite con fatica negli anni da Bettino Craxi, care signore e signori è vero, un partito del genere se resta solo non è un partito autonomista, è un'isolata comitiva di kamikaze. In seconda istanza mi fa sbellicare dalle risate questa rivendicazione identitaria della domenica. Il PS, non capisco su quali basi viste le attuali mediocri condizioni, continua a definirisi l'unica casa di chi è socialista. Ora, visto che la matematica non è un'opinione, le soluzioni sono due; o Nencini non si è accorto che il 90% dell'elettorato socialista non lo considera e preferisce spostare le sue scelte verso altri lidi (Pdl, Pd, astensionismo etc...), o io sono così cieco che non ho notato un olocausto, ovvero la sparizione di quasi un 20% di elettori che votavano Psi oggi ridotti ad uno scarso 0,9%. A questo punto, siccome so per certo di possedere quante cellule cerebrali servono per fare un ragionamento minimamente logico, deduco che la risposta più ovvia sia la prima, cioé l'incapacità di Nencini e cavalier serventi di guardare con onestà oltre il proprio naso. In conclusione, oltre ad invitarvi alle dovute riflessioni che già vi ho posto in passato ed ora più ricche, vi riporto l'affermazione di un compagno che non è lontanta dalla realtà: i socialisti del PS sono come i morti al cimitero che si litigano i lanternini.
Aldo Luigi Mancusi

LA NOTRA LIBERTA'

Neanche a farlo di proposito proprio oggi ho avuto l’occasione di avere un costruttivo scambio di opinioni con un compagno sulla questione della diaspora dei socialisti e, me tapino, ancora una volta ho avuto la riconferma delle mie ipotesi, fortunatamente condivise dal compagno in questione. Le varie dirigenze socialiste, partendo da Boselli, passando per De Michelis fino a Caldoro e Nencini, hanno compiuto sempre gli stessi errori; in primo luogo hanno mancato di ambizione politica. Badate bene però che come ambizione politica in questo caso non intendo il voler raggiungere singolarmente dei posti di ‘potere’, bensì intendo qualcosa di ben più nobile, ovvero la ricerca spasmodica di realizzare un sogno comune. Le varie dirigenze non sono mai riuscite a cogliere realmente la sfida del bipolarismo, hanno confuso l’autonomia socialista con la proprietà di un nome e di un simbolo, o con la rivendicazione di una storia, una storia che se nulla insegna a poco serve. Così, in modi e tempi diversi, gli svariati micro partiti socialisti si sono arresi alla loro cecità e si sono appiattiti chi a destra chi a sinistra della staccionata, dividendosi le misere rendite delle singole questue che ognuno mendicava e non di meno guadagnandosi anche più di una porta in faccia. Così, come De Michelis fu definito da Berlusconi impresentabile e relegato in un’inutile posizione da outsider, Bosseli fu sfruttato da Prodi prima ed ignorato da Veltroni poi. Attualmente, come se tutto ciò non fosse stato abbastanza, la situazione, pur essendo peggiorata nella forma, fondamentalmente è rimasta immutata e da un lato abbiamo un Nencini che, vuoi per mancanza di strategia, vuoi per garantirsi la poltrona alla regione, si federa/fonde/discioglie/svende in Sinistra e Castità, mentre dall’altro lato abbiamo un Caldoro che non solo è stato soffocato, ma è stato relegato nel ruolo di soldato semplice/cavalier servente dal Silvio nazionale. Il secondo problema, andando avanti nell’analisi, è stato il non compiere un lavoro certosino guardando al popolo socialista nella sua complessità. Nessuno si è accorto, o si è voluto accorgere, che il problema tattico non era la ricomposizione di due o tre sigle che, di per sè, anche se unite a poco servono, il problema era ed è l’intercettazione di quell’elettorato socialista che, a denti stretti, si è accasato da un lato o dall’altro della staccionata. Facciamo due esempi concreti, mi spiegate perchè un elettore socialista dovrebbe preferire il PS ai Radicali o al PD visto che lo stesso PS si appiattisce sulle linee politiche di questi (sempre che il PD abbia una line ad essere sinceri)? E mi spiegate perché un elettore socialista dovrebbe preferire il Nuovo Psi alla PDL visto che il Nuovo Psi si appiattisce sulle posizioni del Cavaliere? Ovvio che, a parte i nostalgici della prima ora e qualche amico di amici, gli elettori hanno ampiamente risposto alle domande che ci siamo appena posti. È la storia, verso la quale non finirò mai dire dobbiamo rivolgerci usando il linguaggio della verità, che ci da una chiara soluzione e, questa soluzione, ha un procedimento lungo, lento e di sicura efficacia. Abbiamo un duplice compito da portare avanti nel corso dei prossimi quattro anni: dobbiamo offrire all’elettorato socialista la sua casa storica rivendicando la nostra indiscutibile e storica autonomia seguendo l’esempio di Nenni prima e Craxi poi. Se un tempo i giganti con cui confrontarci erano PCI e DC, oggi sono PD e PDL, di fatto le cose non sono cambiate. Dobbiamo scrollarci di dosso tutte le metastasi che abbiamo assorbito da Sinistra e Castità, Radicali, Ulivo e PDL e riappropriarci delle nostre idee storiche costruendo e portando avanti degli obbiettivi ed offrendo l’alternativa socialista al paese, un’alternativa che, ripeto per l’ennesima volta, trova lesue radici nei valori liberali, socialisti e cristiani. L’attuale posizione dell’UDC è la dimostrazione che lo spazio fuori dalle due muraglie c’é e, se ci riescono i democristiani, non vedo perché noi non dovremmo riuscirci. Non dobbiamo avere paura come chi ci ha fino ad oggi preceduto ma dobbiamo cogliere la sfida del 4%, una sfida che con il duro lavoro che ci aspetta sono convinto supereremo brillantemente, ma per fare ciò dobbiamo riuscire a compiere il passo più difficile che ci ha resi sempre zoppi e che non siamo mai riusciti a fare, un passo che riempie di responsabilità ognuno di noi singolarmente, ovvero ricomporre la diaspora socialista e, per uscirne vincenti, dobbiamo fare sapere a tutti i compagni, indipendentemente da dove sono collocati attualmente, che il Partito Socialista Italiano, il loro partito, quello che ha fatto grande l’Italia e che ha contribuito in nodo fondamentale a dar vita all’Europa, quel Partito è tornato ed ha bisogno dell’aiuto di tutti.
Aldo Luigi Mancusi

L'AMBIZIONE DELL'AUTONOMIA

Alcuni compagni in questi giorni mi chiedono il perché il sottoscritto persegue la linea dell'autonomia. Domande correlate sempre e comunque da svariate ragioni più o meno condivisibili a seconda dei casi ma certamente legittime. C'é chi mi taccia di essere un nostalgico, c'é chi mi accusa di pretendere la restaurazione dell'Italia degli anni ottanta e c'é chi mi sottolinea che senza un'alleanza non si va da nessuna parte. Bene, a tutte queste persone, cui in sede privata non ho risposto se non i rari casi, voglio rispondere in questa sede e pubblicamente. Non solo sono convinto, bensì sono certo che la scelta autonomista, posta nei tempi e nei modi giusti, sia l'unica vera strada che può rilanciarci in modo concreto all'interno del panorama politico. In primo luogo dobbiamo convincerci che senza idee non andremo lontami e, nelle migliori delle ipotesi, saremo zavorre di qualche carrozzone circense come Sinistra e Castità o gli zerbini della Pdl, se non peggio. Indi la prima cosa da fare - dopo un paio di cicli 'chemiopolitici' per riappropriarci della nostra identità storica e delle nostre ragioni ed avere conseguentemente debellato le metastasi radicali/comuniste/destroidi di questi anni - è mettere nero su bianco le nostre idee, ovvero discutere, costruire e rendere riconoscibili, perseguibili e di larga condivisione i nostri obbiettivi in campo economico, sociale, culturale eccetera, dimenticando le solite frasi buttate lì tanto per fare scena e che, stringi stringi, dicono tutto e non dicono niente, il tutto non senza esserci chiaramente stabiliti in una posizione fuori dai due grandi schieramenti. Basterebbe già questo per renderci più credibili al cospetto dei molti che negli ultimi anni si sono allontanati da noi, indipendentemente dalle nostre precedenti collocazioni, Sdi da un lato e Nuovo Psi dall'altro. In secondo luogo, forti delle nostre ragioni ritrovate e delle nostre idee (considerando anche il fatto che le idee un pò per tutti i partiti si sono ridotte a slogan commerciali se non frasi di circostanza) dobbiamo rivolgerci all'elettorato socialista nella sua totalità, il che vuol dire intercettare i voti del PD di tutti coloro i quali non ci stanno a rinunciare all'identità socialista per stare in casa con gli ex democristiani subendo i veti della Binetti e senza uno straccio di idea o programma né un'identità, così come vuol dire intercettare gli elettori socialisti che a denti stretti si sono collocati all'interno della Pdl e, non solo sono stanchi dei veti leghisti e di essere asserviti agli ex missini, ma non ci stanno neanche a rinunciare all'appartenenza al Pse per aderire al Ppe. Tutto ciò, sicuramente semplice da esprimere a parole, nei fatti sono perfettamente conscio che non lo è, ma come è vero che niente nasce dal nulla, è anche vero che non possiamo non partire proprio dall'abc visto che ci mancano le basi. Un lavoro del genere richiederà, se inizieremo a lavorare entro tempi brevi, tutti e quattro gli anni che ci aspettano, un'operazione in cui, come più volte ho ripetuto, ognuno di noi sarà responsabile ed avrà la conseguente responsabilità di coinvolgere quanti più compagni può, partendo magari proprio dagli scettici e dai delusi, dimostrando che ancora ci crediamo. Identità vuol dire, indipendentemente da tutto, anche simbologia. Per questo mi sembra ovvio che il Partito Socialista Italiano di domani debba cambiare la sua immagine, eliminando quella rosa che non piace a nessuno e riproponendo il Garofano rosso che, per noi tutti, è ben più di un fiore. Infine colgo l'occasione per lanciare una proposta a voi tutti, una proposta che, a mio avviso, non dispiacerà a nessuno, riappropriamoci della sigla PSI e cambiamo il nome dell'attuale Partito Socialista in Popolo Socialista Italiano, perché alla fine dei conti noi altro non siamo che un popolo, dalle mille voci, in cerca della sua casa. Questa è quella che chiamo ambizione politica.
Aldo Luigi Mancusi