Caro Nencini, le sue sempre puntuali dichiarazioni, il suo proto-immobilismo, il suo stile e le sue non-azioni/azioni mi portano a scriverle, con franchezza e responsabilità, una lettera che spero lei accolga per quella che è, uno stimolo a reagire a se stesso, ovvero il suo unico vero problema. Partiamo con ordine; lei poche ore fa ha dichiarato che l'elezione di Bersani dimostra il fallimento della teoria Veltroniana dell'autosufficienza, ovviamente e per convenienza ignorando tutte le ombre che si aggirano su queste primarie, ci mancherebbe. Comunque, tornando ai fatti, questa sua dichiarazione mi fa venire alla mente una metaforica scena in cui il paralitico sottolinea allo zoppo che non può camminare senza stampelle. Il PS da lei gestito, un'inezia politica che non raggiunge l'1%, non mi sembra questo modello di autosufficienza, tantomeno lei ha mai dimostrato realmente di avere la voglia, non la forza, ma la voglia di volere costruire un soggetto socialista realmente autosufficiente. Lei, caro Nencini, a riprova di quanto affermo, mi sembra che abbia preferito aggrapparsi alla speranza di un'ancora Vendoliana, un'ancora che non è arrivata e che dubito arriverà mai. Addirittura un partito come quello dei Verdi, che nel nostro bel paese non ha mai goduto di chissà quale seguito, ha abbandonato il progetto di Sinistra e Libertà per un rigurgito di autostima. Le chiedo come mai lei, un uomo così nobile, così corretto, così onesto, prima ha combattuto con manifestazioni ed appelli quel che da più parti è stato definito come un'infamia, ovvero lo sbarramento al 4%, per poi fare approdare nella sua regione tale sbarramento senza fiatare. Le chiedo come mai, lei che ha fatto uno scudo della sua onestà intellettuale, prima ha portato avanti la causa di Sinistra e Libertà e poi si candida nella sua amata toscana con il PD, lasciando ai piani bassi del suo micro partito l'onere e l'onore di combattere per la causa Vendoliana. Le chiedo come mai, all'indomani della nascita di una nuova formazione socialista ed autonomista che si richiama alla tradizione Craxiana del vecchio PSI, lei si è ricordato di aggiungere la dicitura 'italiano' al suo partito, considerando anche il fatto che il suo simbolino è in via di fusione all'interno di Sinistra e Libertà. Le chiedo se lei realmente crede di essere il rappresentante dei socialisti italiani e se è convinto che i socialisti in Italia siano quello scarso 0,9%. Le chiedo come mai ha sempre rifiutato l'idea di un congresso che mettesse in chiaro le cose. Le chiedo su quali basi lei si è arrogato il diritto di dire che i socialisti italiani devono superare Livorno 1921. Vede caro Nencini, da Del Turco, passando per Boselli fino a lei, siete riusciti sempre più nell'arduo compito di frammentare e ridurre a niente un partito, l'avete violentato, svilito ed offeso, avete offeso la memoria di chi ha combattuto, di chi è morto e di chi è stato perseguitato per l'idea socialista. Anche lei non si è mai posto il problema di come riunire tutte le anime socialiste, come riacquistare la fiducia di tutti quei socialisti che oggi, per le ragioni più diverse, si trovano all'interno della PDL, al contrario ha sempre prediletto alleanze con ben altri soggetti politici che con la nostra tradizione poco hanno a che spartire. Lei, come i suoi predecessori e la sua dirigenza, non è riuscito a tirar fuori dalla sua mente uno straccio di proposta, un qualcosa di vagamente accostabile al concetto di idea. Sempre come i suoi predecessori, è riuscito solamente a cavalcare gli slogan altrui, slogan vuoti e perdenti che a noi non appartengono, tramutando l'ombra di una comunità socialista, ovvero quella da lei rappresentata, in una tristissima miscela di mangia preti/eutanasici/omosessuali, con tutto il rispetto per questi ultimi, ma la causa omosessuale non può essere il pilastro di un'azione politicia, può esserne tutto al più una delle tante sfaccettature. Neanche sull'istruzione, da sempre cavallo di battaglia dei socialisti, più di quattro luoghi comuni buttati lì per dire non siete riusciti a fare. In conclusione, caro Nencini, invece di continuare a perdere tempo, la invito seriamente ad indire prima di Dicembre un congresso straordinario ed a rimettere nelle mani del suo popolo, che poi suo non è, le sue dimissioni. Mi permetto di dirle questo perché un uomo di coraggio sa mettersi in discussione se è convinto delle sue idee ed è in buona fede. Grazie
Aldo Luigi Mancusi
martedì 27 ottobre 2009
MARRAZZO E LE PRIMARIE AFGANE
Come ho scritto stamane sul mio profilo, è finita quella 'kermesse della buffonata' chiamata primarie. Come da copione ha vinto Bersani, il sottoscritto lo diceva mesi fa, ma non per doti paranormali, bensì per semplice analisi logica dei fatti. Ma analizziamo un po' di dati che abbiamo a disposizione. In primo luogo il PD parla di tre milioni circa di elettori, che tradotto in soldoni sono un incasso di 6 milioni di euro (12 miliardi del vecchio conio), soldi presi in modo a mio avviso 'subdolo' al popolo elettore. Di fatto, se consideriamo che tutti gli operatori erano volontari, l'unico costo reale è stato la carta, tra volantini, manifesti e quanto altro. Ora, esagerando con i costi, quanto pensate che sia costata tutta questa carta? Vogliamo esagerare? 1.000.000,00 di euro? Ok. Ora, considerando che in tasca gli rimangono 5.000.000,00 mi sembra che il gioco sia valso la candela, no? Simpatica la modalità di voto 'afgana'. A parte i curiosi risultati del feudo di Bassolino, la Campania (non a caso l'ex sindaco di Napoli è sempre stato un fedelissimo di D'Alema il quale, a sua volta, è il mastermind dietro Bersani che in questa regione ha stravinto), ha colpito il fatto che per votare, al contrario di quanto pomposamente annunciato dal PD stesso, non era necessario il certificato elettorale, né era necessario essere residenti nella città in cui si votava e, fino a prova contraria, facendo il giro dei seggi si poteva votare in ogni seggio senza limiti.Per la gioia di grandi e piccini in alcuni casi si è votato più volte nello stesso seggio. Si noti che quanto ho appena affermato non è frutto di mie presunte fantasie alla 007, bensì è stato documentato ieri sera dal tg di La7. Ma andiamo avanti nella nostra anlisi con un doveroso accenno al caso Marrazzo. A parte le mille domande e le mille ombre, sarebbe curioso sapere come abbiano fatto i quattro carabinieri ad entrare e filmare l'imbarazzante incontro del governatore del Lazio. Sarebbe interessante perché vorrei sapere come gli è venuto in mente di farlo, chi gli ha fornito l'indirizzo e, sopra ogni cosa, chi gli ha aperto la porta. Di certo la cosa è meno chiara di quanto possa sembrare e lascia adito ad ipotesi non belle, come ad esempio quella secondo cui, visto che di fatto Marrazzo era il più papabile tra i candidati alla Presidenza del Consiglio nel 2013, sia stato appositamente 'bruciato' da chi non vedeva di buon occhio questa candidatura. Mi permetto di fare certe ipotesi perché resto sempre più basito da certi comportamenti delle alte sfere del PD. Più semplicemente mi chiedo come mai per Marrazzo hanno gridato allo scandalo e ne hanno chiesto lo scalpo, mentre per Bassolino vige la legge del silenzio, così come per la Iervolino, a tal proposito dell'attuale sindaco di Napoli non se ne sente parlare da un po'. Come non fermarsi un secondo e chiedersi anche perché l'unico che si permise di ipotizzare le dimissioni dei due personaggi appena citati, Veltroni, oggi sembra scomparso, e non penso sia solo per i pessimi risultati delle scorse regionali di cui Walter ha colpe fino ad un certo punto. Chiedo a voi socialisti, tutti nessuno escluso, sono veramente questi i personaggi con cui volete allearvi in futuro? Sono veramente questi i nomi a cui volete affidare le sorti di domani del nostro paese? Ogni giorno di più, almeno personalmente, non riesco ad ipotizzare per i socialisti una posizione diversa da quella autonomista. Lancio poi un suggerimento a chi di dovere; sarebbe il caso di dare un segnale al popolo italiano, un segnale per ricordare che un uomo politico non si giudica per quel che fa a letto, ma per quel che fa nella cosa pubblica, ed inviterei Marrazzo ad entrare nel PSI. Comunque, a voi tirare le somme.
venerdì 25 settembre 2009
BAFFETTO: L'INNOCENZA DI UN PARGOLO
Massimo D'Alema, in pratica un puttino della politica, un'anima innocente, una vittima di non si sa chi, nonché l'unico vero amico di Silvio Berlusconi, come abbiamo potuto vedere a Le Iene, ha montato su una serie di battute che neanche il più bravo dei comici di Zelig avrebbe potuto fare di meglio. In sintesi si è definito socialista da sempre e si è detto dispiaciuto di non essersi alleato con Craxi, con il quale oggi si unirebbe senza remore, ma la colpa non era sua, era troppo piccolo. Eh si, il buon 'baffetto' è stato sempre un socialista, non possiamo negarlo. Chi non lo ricorda al nostro fianco a manifestare per l'istallazione degli euromissili contro i sovietici mentre quegli eretici dei comunisti manifestavano contro il governo Craxi e, alle loro feste dell'Unità, vendevano l'ottima trippa alla Bettino? Chi non lo ricorda impegnato insieme a noi per la causa palestinese, per Sigonella e per la questione Cilena? Chi non ricorda un laico Massimetto al nostro fianco a Palazzo Madama per la firma del Nuovo Concordato e la definizione della laicità dello Stato, quando al contrario quei cattivoni dei comunisti, giusto qualche anno prima, diedero il loro placet per il mantenimento dei Patti Lateranensi? Chi non ricorda un D'Alemino, sempre fanciullo sia chiaro, al nostro fianco per l'approvazione del Decreto di San Valentino mentre i comunisti brutti e cattivi, con la complicità di De Benedetti e Romiti, ci remavano palesemente contro? E come dimenticare l'euforia, sempre al nostro fianco, di questo piccolo incompreso socialista alla caduta del muro di Berlino? Certo, lui era troppo piccolo e, molto probabilmente, siamo noi che non lo riusciamo a ricordare perché era così piccolo, ma così piccolo, che non lo vedevamo. Comunque, sarà stato anche piccolo piccolo, ma era comunque un bambino prodigio, anche questo non possiamo dimenticarlo care mie e cari miei. Non a caso non fu lui, insieme ad un giovane chierichetto chiamato Veltroni, ad andare a supplicare Bettino Craxi di non andare alle elezioni per non eliminare quelle anime innocenti dei comunisti dalla scena politica all'indomani della caduta del muro. Così come fu lui, sempre insieme al piccolo chierichetto, a pregare Craxi di lasciarli entrare nell'internazionale socialista promettendo la fusione tra l'ex PCI ed il PSI per la costruzione di una grande unità socialista. Una cosa però ce la ricordiamo tutti, non fu certo lui che sui quotidiani, nel bel mezzo di Tangentopoli scrisse, riporto testualmente alcuni stralci tratti da La Repubblica di quegli anni: "Il problema di Craxi è chiamarsi Craxi", "I socialisti sono stati il cancro del nostro paese", "I socialisti finalmente staranno insieme ai propri simili in galera" etc... Lui, un uomo così nobile, così coerente, così religioso, quando fu Presidente del Consiglio (per sbaglio) ancora oggi soffre perché non permise a Craxi il ricovero in Italia a pochi giorni dalla sua morte, ma non lo permise sempre per lo stesso motivo, poverino era troppo piccolo, non lo biasimate per favore. Vedete, care compagne e compagni, nella politica gli errori si fanno, nessuno può dirsi immacolato, così come è palese che la menzogna ha sempre fatto parte dell'arte della politica, ma qui andiamo ben oltre qualche errore o qualche falsa dichiarazione, qui siamo di fronte ad un personaggio che con queste parole, in linea con la tradizione comunista, sta letteralmente tentando di trasformare la realtà e sta offendendo noi e chi, ormai nell'aldilà, non può rispondere. In conclusione, un brocardo massone dice che 'il popolo non ha memoria'. Bene, il popolo potrà anche non avere memoria, ma il singolo si. E poi c'é chi ha il coraggio di dire che sbagliamo ad avere un'ambizione autonomista... Certo, allearsi con questo signore sarebbe più edificante, no?
Grazie
Aldo Luigi Mancusi
Grazie
Aldo Luigi Mancusi
Vi riporto la versione integrale del discorso che ho letto alla manifestazione dei Socialisti Incazzati
Care compagne e cari compagni,
permettetemi di iniziare questo breve intervento facendo a me ed a voi un augurio: spero che, se Dio vuole, questa sia l'ultima volta che ci incontriamo ad una manifestazione come socialisti incazzati, così come spero che il futuro ci riservi una serie infinita di eventi come socialisti forti, uniti e presenti nella società. Dico questo perché sono convinto che siamo qui oggi con l'intento di guardare al futuro in modo costruttivo e propositivo, nonché con la voglia e la volontà di affrontare la sfida della rinascita di una grande Partito Socialista Italiano. Ma, prima di ogni cosa, di ogni buon proposito e di ogni bella parola, poniamoci insieme la domanda: socialisti incazzati con chi? Incazzati con le degenerazioni della prima Repubblica? Incazzati con i moti giacobini organizzati ad arte dai poteri forti che ci hanno colpiti 17 anni fa? Incazzati con Di Pietro? Incazzati con i comunisti? Incazzati con l'incapacità delle varie micro dirigenze che, da un lato e dall'altro della staccionata, si sono susseguite nel corso degli anni? Bene, care compagne e compagni, se vogliamo essere onesti e cerchiamo un colpevole con cui essere incazzati, come spesso accade in questi casi, non c'é che da guardarsi allo specchio. Noi, il popolo socialista, siamo stati i primi a decretare la nostra fine. Senza stare qui a straparlare di eventuali golpe, finte rivoluzioni eccetera, dobbiamo essere così onesti da ammettere che alla fine di quella pagina oscura, tipicamente italiana, chiamata Tangentopoli, senza più un leader alla nostra guida, restammo tutti a briglia sciolte ed ognuno di noi singolarmente si sentì, come la maggioranza si sente ancora oggi, portatore della verità socialista. Così ebbe inizio la nota diaspora; molti si accasarono nel centrodestra contribuendo alla nascita di Forza Italia ed alla crescita dell'allora MSI poi Alleanza Nazionale. Pochi decisero di accasarsi con l'allora PDS ed ancora meno decisero di abbracciare le cause di Sdi e Nuovo Psi. Cito, per dovere di cronaca, anche i singoli megalomani che nel corso degli anni hanno tentato di dare vita a partitini socialisti ad personam che come sono nati sono fortunatamente morti. Mentre tutti difendevano il proprio misero fazzoletto di terra e mentre ci accusavamo a vicenda di aver tradito le nostre radici, nessuno, dalla base alle varie dirigenze, si è mai messo di fronte ad uno specchio e si è detto: ma cosa stiamo facendo? Vergognosi interessi personali, mancanza di coraggio ed un'inspiegabile cecità di massa ci hanno lentamente cancellati dal panorama istituzionale e, cosa ancora peggiore, dalla gente. Questa è ed è stata la nostra più grande tragedia. Allora, care compagne e cari compagni, io sono qui oggi per lanciarvi una sfida, ripartiamo da qui, da questa domenica 20 settembre, con la ricomposizione del popolo socialista, guardandoci prima di tutto come fratelli e non più come avversari. Il Partito Socialista Italiano nel suo secolo di storia ha sempre visto e vissuto al suo interno la presenza di più anime, una più vicina alle ragioni marxiste, ed una più vicina al pensiero liberale, ovvero la corrente culturale del socialismo moderno e riformista. A questo punto però nasce un dubbio; quanto queste due anime possono convivere all'interno di un unico grande partito che si candidi a rappresentare il socialismo? Ebbene sono convinto che anche il solo chiedersi se queste due anime possono convivere è un grave errore. Io penso che queste due anime non solo possono ma devono convivere sotto un unico simbolo perché sono l’una complementare dell’altra. Un Partito Socialista Italiano che vuole essere rappresentante del socialismo in tutte le sue forme, lo deve essere senza esclusioni perché, a ben vedere, sono proprio le diverse prospettive che creano un dialogo, un dialogo che porta inevitabilmente ad un equilibro che conseguentemente rende cosa certa la coesione socialista e la forza di una posizione data dall'unità unita. Pensare alla ricostituzione di un grande soggetto socialista unitario non deve e non può trovare le sue fondamenta in una posizione di parte, personalistica o ciclopica. La prima cosa da fare perciò, come ho appena accennato, è mettere da parte gli egoismi e sapere accettare anche una posizione minoritaria, eliminando i deprecabili interessi personali e tirando fuori quello spirito socialista che pone al primo posto l'unità del partito e non gli inutili scissionismi, lo fecero Nenni e Craxi a suo tempo dandoci una lezione che molti hanno dimenticato, preferirono stare in minoranza in nome dell’unità piuttosto che abbandonare la casa socialista. Dobbiamo poi chiarirci sulla posizione da assumere nei confronti della altre forze politiche, un punto questo che va sottolineato in modo netto, incisivo e preciso. Ebbene io dico che l'unica via da perseguire è quella dell'autonomia, senza se e senza ma di alcun tipo. Abbiamo il dovere di dialogare con chiunque, nessuno escluso, ma senza per questo svenderci a chi che sia cedendo il nostro patrimonio per un paio di seggi che ingrasserebbero i soliti incapaci. Noi dobbiamo ambire alla rinascita di un Partito Socialista Italiano che si candidi ad essere una forza di governo e non sia più subalterno a nessuno. Ciò, sia ben chiaro, non vuol dire rinnegare sé stessi, al contrario dobbiamo compiere tutti gli sforzi possibili per costruire un partito che diventi il faro del centrosinistra e non una minuscola microentità servile e senza ossatura che va chiedendo la questua ai vari Prodi, Berlusconi, Veltroni ed oggi Vendola. I vecchi leoni socialisti, nostra croce e delizia, che hanno molti meriti e troppe colpe, hanno sicuramente il diritto ed il dovere di essere parte di questo progetto, ma in particolar modo i vari Martelli, Zavettieri, Caldoro, Craxi, Boselli, De Michelis, Nencini, Locatelli, cavalieri serventi e via dicendo, devono avere l'umiltà di non pretendere le luci della ribalta a tutti i costi e di dare una possibilità al Partito Socialista Italiano mettendo a disposizione le loro sole esperienze e sostenendo una nuova e giovane classe dirigente. Mi rivolgo poi ai socialisti singolarmente considerati, voi siete il vero motore di tutto. Se per primi voi non eliminerete i vostri dissapori e contrasti con altre compagne e compagni che hanno scelto vie diverse e non sarete sempre voi per primi a dialogare con e tra voi tutti, da chi è oggi in Sinistra e Libertà a chi è nella Pdl, quella che si pone come la realizzazione di una fantastica follia la tramuterete voi per primi nell'ennesima delusione. Solo alla fine di questi primi passi, una volta costituita l'ossatura di questo ambizioso progetto, ci dovremo sedere a tavolino e mettere in piedi un grande programma politico che dovrà rappresentare in modo chiaro e senza equivoci il nostro pensiero, pensiero che trova le sue radici nella congiunzione inscindibile dei valori liberali, socialisti e cristiani, evitando di fare la fine di chi fino a ieri, travestendosi da socialista, si è riempito la bocca di frasi fatte, slogan da discount e colori sfarzeschi che godevano dei riflessi delle luci altrui. Nostro compito sarà mettere fine a questa idea illusoria, partorita dall'incapacità di questa seconda finta Repubblica, che le sorti del paese siano nelle sole mani della grande industria, della finanza e delle banche. Da quasi un ventennio, a discapito della nostra vera ricchezza, i governi che si sono succeduti negli anni ci hanno messi al servizio di questi signori, hanno reso l'Italia un paese sotto scacco ed anno arricchito pochi con i soldi di molti: tutto questo deve finire. La nostra vera ricchezza, quella su cui più di ogni altra dobbiamo investire, sono le aziende private e pubbliche, le piccole e medie imprese, gli artigiani, l'agricoltura, il turismo, la ricerca, la cultura, i commercianti, i professionisti, gli operai, l'esperienza degli anziani e le capacità dei giovani. Questo, sia ben chiaro, non vuol dire ignorare o combattere grande industria, finanza e banche, bensì vuole dire riportare un equilibrio, che è cosa diversa, perché è innegabile che le sorti del nostro paese siano anche nelle mani di questi soggetti. Allo stesso modo dobbiamo anche toglierci dalla testa tutte queste filastrocche demagogiche che sentiamo ultimamente in ogni comizio e tribuna politica che dir si voglia; dopo la stagione dei Rom, per moltissimi l’autentico pericolo della sicurezza sociale, altro che mafia, ‘ndrangheta e camorra di cui, tra parentesi, non parla più nessuno, le nuove reclame del momento sono due; la difesa dei redditi più bassi e l’economia verde. Mi chiedo se questi ‘signori’ della politica sappiano di cosa parlano.. Sarei in particolar modo curioso di sapere da Bersani, Vendola e Di Pietro se sanno esattamente di cosa parlano quando si dilettano in certe affermazioni. Senza qui tirare in ballo le azioni dell’attuale maggioranza che sono sotto gli occhi di tutti e che saranno i fatti a giudicare, è ovvio che mi rivolgo con un occhio più attento a chi oggi pensa di rappresentare, ma non rappresenta, il centrosinistra italiano. Vi chiedo se Bersani ed il PD hanno realmente un progetto politico? Un partito che, oltre a non trovare una collocazione in Europa, non riesce a dialogare con sé stesso neanche per l’abc e che si vergogna a parlare di socialismo, ma al contrario preferisce voltarsi ad osannare i fallimenti di Berlinguer, difficilmente penso sia in grado di redigere un progetto credibile per il paese.. Vendola, ad esclusione del dire che si deve salvaguardare l’ambiente e che vanno colpiti i redditi più alti, ha un progetto? Neanche in questo caso mi sembra si possa parlare di ciò. Dire, perché lo si deve dire, di colpire i redditi più alti senza però spiegare il come ed il perché, così come dire di salvaguardare l’ambiente senza proporre un piano concreto in tal senso, mi sembrano solo delle belle parole buttate al vento. Su Di Pietro c’è poco da commentare. Se togliamo all’ex magistrato non gli atteggiamenti giacobini, ma la figura di Berlusconi, mi sembra che di sostanza nel contenitore dell’I.D.V. non ne rimanga, sempre se possiamo parlare di sostanza rivolgendo i nostri guardi al partito dell’ex commissario. Ed allora, come ho poco prima accennato, ecco che sorge, in modo chiaro e forte, il bisogno di un ritorno a pié pari del Partito Socialista Italiano come centro di gravità di questo centrosinistra alla deriva. Per questo vi ribadisco, in modo ancora più forte, che se non si inizia a costruire un progetto politico che parta da quelle che sono le nostre vere ricchezze, non dai rapporti esclusivi ed a senso unico tra le istituzioni ed alcuni poteri forti, rapporti che l’intero arco parlamentare ha sempre e silenziosamente protetto, parlare di difesa dei redditi più bassi e di economia verde sono semplicemente un continuo offendere e sfruttare le speranze di chi ha bisogno ed un beffarsi dei sempre più precari equilibri del nostro ecosistema. Prima di avviarmi alle dovute conclusioni permettetemi di accennare un secondo al discorso della laicità. Il tema in questione, che per quanto a me caro, devo ammettere che non lo vedo, in questo momento storico, come uno dei problemi fondamentali della nostra bella Italia, per quanto è innegabile abbia una sua rilevanza. Anche in questo caso dobbiamo rivolgerci ai fatti con il linguaggio della verità evitando di partire da posizioni precostituite. Se è vero che da un lato il Vaticano è realmente e costantemente impegnato nel sociale e, il più delle volte, aiuta concretamente chi ha bisogno più dello stesso Stato Italiano (a tal proposito non vi consiglio neanche di farvi un giro alla mensa della Caritas, ma vi invito a farvi un giro delle singole parrocchie e chiedere ai parroci del caso quanta gente ogni giorno trova solo in queste sedi soldi, cibo e quanto altro), è anche vero che le ingerenze dell’alto clero nella sfera decisionale dello Stato Italiano, da sempre e non da oggi, sono il più delle volte eccessive. Personalmente però guardo il problema puntando il mio interesse alla sostanza, non alla conseguenza. La sostanza è che se il Vaticano ha uno spazio di azione così ampio nei nostri confronti la colpa fondamentale è della nostra classe politica, incapace di dialogare con questo, ribadendo le rispettive identità, per paura di perdere i famosi consensi dei cattolici, senza rendersi conto che in molti casi sono proprio i cattolici di oggi i primi ad essere critici nei confronti delle alte sfere del clero, vi basti pensare solo a quanti cattolici si identificano oggi nell’area socialista e sono presenti qui oggi. Ad ogni modo, chiudendo questa breve parentesi sul discorso della laicità, vi invito tutti a non esasperare mai i toni evitando che questa giusta rivendicazione porti ad assurde degenerazioni che sviano il concetto stesso di laicità e, nella realtà dei fatti, predicano l’ateismo di Stato, questo sarebbe inammissibile. In conclusione, care compagne e cari compagni, rinnovandovi l’invito ad essere presenti il 10 ottobre qui a Roma al Teatro Eliseo per iniziare concretamente a lavorare sul nostro futuro, mi rivolgo al vostro orgoglio, mi rivolgo alla nostra storia fatta di grandi conquiste e sconfitte amare, mi rivolgo al vostro ottimismo e vi lascio con una riflessione: da solo non potrò mai spostare una montagna, ma in due potremo iniziare a scavare.
Grazie
Aldo Luigi Mancusi
permettetemi di iniziare questo breve intervento facendo a me ed a voi un augurio: spero che, se Dio vuole, questa sia l'ultima volta che ci incontriamo ad una manifestazione come socialisti incazzati, così come spero che il futuro ci riservi una serie infinita di eventi come socialisti forti, uniti e presenti nella società. Dico questo perché sono convinto che siamo qui oggi con l'intento di guardare al futuro in modo costruttivo e propositivo, nonché con la voglia e la volontà di affrontare la sfida della rinascita di una grande Partito Socialista Italiano. Ma, prima di ogni cosa, di ogni buon proposito e di ogni bella parola, poniamoci insieme la domanda: socialisti incazzati con chi? Incazzati con le degenerazioni della prima Repubblica? Incazzati con i moti giacobini organizzati ad arte dai poteri forti che ci hanno colpiti 17 anni fa? Incazzati con Di Pietro? Incazzati con i comunisti? Incazzati con l'incapacità delle varie micro dirigenze che, da un lato e dall'altro della staccionata, si sono susseguite nel corso degli anni? Bene, care compagne e compagni, se vogliamo essere onesti e cerchiamo un colpevole con cui essere incazzati, come spesso accade in questi casi, non c'é che da guardarsi allo specchio. Noi, il popolo socialista, siamo stati i primi a decretare la nostra fine. Senza stare qui a straparlare di eventuali golpe, finte rivoluzioni eccetera, dobbiamo essere così onesti da ammettere che alla fine di quella pagina oscura, tipicamente italiana, chiamata Tangentopoli, senza più un leader alla nostra guida, restammo tutti a briglia sciolte ed ognuno di noi singolarmente si sentì, come la maggioranza si sente ancora oggi, portatore della verità socialista. Così ebbe inizio la nota diaspora; molti si accasarono nel centrodestra contribuendo alla nascita di Forza Italia ed alla crescita dell'allora MSI poi Alleanza Nazionale. Pochi decisero di accasarsi con l'allora PDS ed ancora meno decisero di abbracciare le cause di Sdi e Nuovo Psi. Cito, per dovere di cronaca, anche i singoli megalomani che nel corso degli anni hanno tentato di dare vita a partitini socialisti ad personam che come sono nati sono fortunatamente morti. Mentre tutti difendevano il proprio misero fazzoletto di terra e mentre ci accusavamo a vicenda di aver tradito le nostre radici, nessuno, dalla base alle varie dirigenze, si è mai messo di fronte ad uno specchio e si è detto: ma cosa stiamo facendo? Vergognosi interessi personali, mancanza di coraggio ed un'inspiegabile cecità di massa ci hanno lentamente cancellati dal panorama istituzionale e, cosa ancora peggiore, dalla gente. Questa è ed è stata la nostra più grande tragedia. Allora, care compagne e cari compagni, io sono qui oggi per lanciarvi una sfida, ripartiamo da qui, da questa domenica 20 settembre, con la ricomposizione del popolo socialista, guardandoci prima di tutto come fratelli e non più come avversari. Il Partito Socialista Italiano nel suo secolo di storia ha sempre visto e vissuto al suo interno la presenza di più anime, una più vicina alle ragioni marxiste, ed una più vicina al pensiero liberale, ovvero la corrente culturale del socialismo moderno e riformista. A questo punto però nasce un dubbio; quanto queste due anime possono convivere all'interno di un unico grande partito che si candidi a rappresentare il socialismo? Ebbene sono convinto che anche il solo chiedersi se queste due anime possono convivere è un grave errore. Io penso che queste due anime non solo possono ma devono convivere sotto un unico simbolo perché sono l’una complementare dell’altra. Un Partito Socialista Italiano che vuole essere rappresentante del socialismo in tutte le sue forme, lo deve essere senza esclusioni perché, a ben vedere, sono proprio le diverse prospettive che creano un dialogo, un dialogo che porta inevitabilmente ad un equilibro che conseguentemente rende cosa certa la coesione socialista e la forza di una posizione data dall'unità unita. Pensare alla ricostituzione di un grande soggetto socialista unitario non deve e non può trovare le sue fondamenta in una posizione di parte, personalistica o ciclopica. La prima cosa da fare perciò, come ho appena accennato, è mettere da parte gli egoismi e sapere accettare anche una posizione minoritaria, eliminando i deprecabili interessi personali e tirando fuori quello spirito socialista che pone al primo posto l'unità del partito e non gli inutili scissionismi, lo fecero Nenni e Craxi a suo tempo dandoci una lezione che molti hanno dimenticato, preferirono stare in minoranza in nome dell’unità piuttosto che abbandonare la casa socialista. Dobbiamo poi chiarirci sulla posizione da assumere nei confronti della altre forze politiche, un punto questo che va sottolineato in modo netto, incisivo e preciso. Ebbene io dico che l'unica via da perseguire è quella dell'autonomia, senza se e senza ma di alcun tipo. Abbiamo il dovere di dialogare con chiunque, nessuno escluso, ma senza per questo svenderci a chi che sia cedendo il nostro patrimonio per un paio di seggi che ingrasserebbero i soliti incapaci. Noi dobbiamo ambire alla rinascita di un Partito Socialista Italiano che si candidi ad essere una forza di governo e non sia più subalterno a nessuno. Ciò, sia ben chiaro, non vuol dire rinnegare sé stessi, al contrario dobbiamo compiere tutti gli sforzi possibili per costruire un partito che diventi il faro del centrosinistra e non una minuscola microentità servile e senza ossatura che va chiedendo la questua ai vari Prodi, Berlusconi, Veltroni ed oggi Vendola. I vecchi leoni socialisti, nostra croce e delizia, che hanno molti meriti e troppe colpe, hanno sicuramente il diritto ed il dovere di essere parte di questo progetto, ma in particolar modo i vari Martelli, Zavettieri, Caldoro, Craxi, Boselli, De Michelis, Nencini, Locatelli, cavalieri serventi e via dicendo, devono avere l'umiltà di non pretendere le luci della ribalta a tutti i costi e di dare una possibilità al Partito Socialista Italiano mettendo a disposizione le loro sole esperienze e sostenendo una nuova e giovane classe dirigente. Mi rivolgo poi ai socialisti singolarmente considerati, voi siete il vero motore di tutto. Se per primi voi non eliminerete i vostri dissapori e contrasti con altre compagne e compagni che hanno scelto vie diverse e non sarete sempre voi per primi a dialogare con e tra voi tutti, da chi è oggi in Sinistra e Libertà a chi è nella Pdl, quella che si pone come la realizzazione di una fantastica follia la tramuterete voi per primi nell'ennesima delusione. Solo alla fine di questi primi passi, una volta costituita l'ossatura di questo ambizioso progetto, ci dovremo sedere a tavolino e mettere in piedi un grande programma politico che dovrà rappresentare in modo chiaro e senza equivoci il nostro pensiero, pensiero che trova le sue radici nella congiunzione inscindibile dei valori liberali, socialisti e cristiani, evitando di fare la fine di chi fino a ieri, travestendosi da socialista, si è riempito la bocca di frasi fatte, slogan da discount e colori sfarzeschi che godevano dei riflessi delle luci altrui. Nostro compito sarà mettere fine a questa idea illusoria, partorita dall'incapacità di questa seconda finta Repubblica, che le sorti del paese siano nelle sole mani della grande industria, della finanza e delle banche. Da quasi un ventennio, a discapito della nostra vera ricchezza, i governi che si sono succeduti negli anni ci hanno messi al servizio di questi signori, hanno reso l'Italia un paese sotto scacco ed anno arricchito pochi con i soldi di molti: tutto questo deve finire. La nostra vera ricchezza, quella su cui più di ogni altra dobbiamo investire, sono le aziende private e pubbliche, le piccole e medie imprese, gli artigiani, l'agricoltura, il turismo, la ricerca, la cultura, i commercianti, i professionisti, gli operai, l'esperienza degli anziani e le capacità dei giovani. Questo, sia ben chiaro, non vuol dire ignorare o combattere grande industria, finanza e banche, bensì vuole dire riportare un equilibrio, che è cosa diversa, perché è innegabile che le sorti del nostro paese siano anche nelle mani di questi soggetti. Allo stesso modo dobbiamo anche toglierci dalla testa tutte queste filastrocche demagogiche che sentiamo ultimamente in ogni comizio e tribuna politica che dir si voglia; dopo la stagione dei Rom, per moltissimi l’autentico pericolo della sicurezza sociale, altro che mafia, ‘ndrangheta e camorra di cui, tra parentesi, non parla più nessuno, le nuove reclame del momento sono due; la difesa dei redditi più bassi e l’economia verde. Mi chiedo se questi ‘signori’ della politica sappiano di cosa parlano.. Sarei in particolar modo curioso di sapere da Bersani, Vendola e Di Pietro se sanno esattamente di cosa parlano quando si dilettano in certe affermazioni. Senza qui tirare in ballo le azioni dell’attuale maggioranza che sono sotto gli occhi di tutti e che saranno i fatti a giudicare, è ovvio che mi rivolgo con un occhio più attento a chi oggi pensa di rappresentare, ma non rappresenta, il centrosinistra italiano. Vi chiedo se Bersani ed il PD hanno realmente un progetto politico? Un partito che, oltre a non trovare una collocazione in Europa, non riesce a dialogare con sé stesso neanche per l’abc e che si vergogna a parlare di socialismo, ma al contrario preferisce voltarsi ad osannare i fallimenti di Berlinguer, difficilmente penso sia in grado di redigere un progetto credibile per il paese.. Vendola, ad esclusione del dire che si deve salvaguardare l’ambiente e che vanno colpiti i redditi più alti, ha un progetto? Neanche in questo caso mi sembra si possa parlare di ciò. Dire, perché lo si deve dire, di colpire i redditi più alti senza però spiegare il come ed il perché, così come dire di salvaguardare l’ambiente senza proporre un piano concreto in tal senso, mi sembrano solo delle belle parole buttate al vento. Su Di Pietro c’è poco da commentare. Se togliamo all’ex magistrato non gli atteggiamenti giacobini, ma la figura di Berlusconi, mi sembra che di sostanza nel contenitore dell’I.D.V. non ne rimanga, sempre se possiamo parlare di sostanza rivolgendo i nostri guardi al partito dell’ex commissario. Ed allora, come ho poco prima accennato, ecco che sorge, in modo chiaro e forte, il bisogno di un ritorno a pié pari del Partito Socialista Italiano come centro di gravità di questo centrosinistra alla deriva. Per questo vi ribadisco, in modo ancora più forte, che se non si inizia a costruire un progetto politico che parta da quelle che sono le nostre vere ricchezze, non dai rapporti esclusivi ed a senso unico tra le istituzioni ed alcuni poteri forti, rapporti che l’intero arco parlamentare ha sempre e silenziosamente protetto, parlare di difesa dei redditi più bassi e di economia verde sono semplicemente un continuo offendere e sfruttare le speranze di chi ha bisogno ed un beffarsi dei sempre più precari equilibri del nostro ecosistema. Prima di avviarmi alle dovute conclusioni permettetemi di accennare un secondo al discorso della laicità. Il tema in questione, che per quanto a me caro, devo ammettere che non lo vedo, in questo momento storico, come uno dei problemi fondamentali della nostra bella Italia, per quanto è innegabile abbia una sua rilevanza. Anche in questo caso dobbiamo rivolgerci ai fatti con il linguaggio della verità evitando di partire da posizioni precostituite. Se è vero che da un lato il Vaticano è realmente e costantemente impegnato nel sociale e, il più delle volte, aiuta concretamente chi ha bisogno più dello stesso Stato Italiano (a tal proposito non vi consiglio neanche di farvi un giro alla mensa della Caritas, ma vi invito a farvi un giro delle singole parrocchie e chiedere ai parroci del caso quanta gente ogni giorno trova solo in queste sedi soldi, cibo e quanto altro), è anche vero che le ingerenze dell’alto clero nella sfera decisionale dello Stato Italiano, da sempre e non da oggi, sono il più delle volte eccessive. Personalmente però guardo il problema puntando il mio interesse alla sostanza, non alla conseguenza. La sostanza è che se il Vaticano ha uno spazio di azione così ampio nei nostri confronti la colpa fondamentale è della nostra classe politica, incapace di dialogare con questo, ribadendo le rispettive identità, per paura di perdere i famosi consensi dei cattolici, senza rendersi conto che in molti casi sono proprio i cattolici di oggi i primi ad essere critici nei confronti delle alte sfere del clero, vi basti pensare solo a quanti cattolici si identificano oggi nell’area socialista e sono presenti qui oggi. Ad ogni modo, chiudendo questa breve parentesi sul discorso della laicità, vi invito tutti a non esasperare mai i toni evitando che questa giusta rivendicazione porti ad assurde degenerazioni che sviano il concetto stesso di laicità e, nella realtà dei fatti, predicano l’ateismo di Stato, questo sarebbe inammissibile. In conclusione, care compagne e cari compagni, rinnovandovi l’invito ad essere presenti il 10 ottobre qui a Roma al Teatro Eliseo per iniziare concretamente a lavorare sul nostro futuro, mi rivolgo al vostro orgoglio, mi rivolgo alla nostra storia fatta di grandi conquiste e sconfitte amare, mi rivolgo al vostro ottimismo e vi lascio con una riflessione: da solo non potrò mai spostare una montagna, ma in due potremo iniziare a scavare.
Grazie
Aldo Luigi Mancusi
giovedì 17 settembre 2009
SIAMO ONESTI, RIDIAMOCI SU
Il socialista, questo strano figuro di cui tutti parlano e nessuno sa, è unico nel suo genere. Di solito un partito politico ha un'ideale comune a tutti i suoi membri e segue una linea ben precisa, poi ovviamente possono mascere discussioni su alcune sfumature, ma nel partito sono tutti coerenti ed i litigi e le scissioni sono cosa rara. C'é un grande rispetto per segretario e dirigenza e le scelte di questa la base le abbraccia a priori. I socialisti, no. I socialisti sono anarchici, trasversali, incoerenti, litigiosi, onesti e bugiardi allo stesso tempo, rompiscatole e, sopra ogni cosa, non esiste un socialista che la pensa come un altro socialista. Vedete, ogni socialista è già in sè stesso un partito, è trino, conserva in sé segretario, dirigenza e base. Addirittura, alcune volte, non va d'accordo neanche con sé stesso e si offende da solo dicendosene di tutti i colori. I socialisti sono gli unici che in oltre un secolo, tra macro e micro rappresentazioni, hanno vissuto più di dieci scissioni e sono gli unici che riescono a sentirsi in buona compagnia sia con i comunisti che con gli ex missini. Se questo non bastasse, sono gli unici che sono in grado di allearsi con Di Pietro dicendo allo stesso tempo che è un santo ed un boia. Come non ricordare poi che i socialisti, questa tribù di immortali giocherelloni, sono i primi ad odiarsi fra loro? Tu sei con SeL? Hai tradito la nostra storia e bla bla bla... Tu sei con la Pdl? Vai via brutto cornuto, traditore, indegno e bla bla bla... E tu? Si, dico a te, tu stai con chi? Con l'UDC??? Maledetto amico dei preti, nemico della laicità e bla bla bla... La domanda è: chi ha ragione? Tutti i socialisti a questa domanda, nelle loro teste, senza troppe modestie sono convinti di avere ognuno di loro ragione ma, nella realtà, la verità la disse solo uno, Sandro Pertini: se metti due socialisti su di un'isola deserta, stanne certo, faranno due partiti.
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
martedì 15 settembre 2009
CERTE RAGIONI VANNO OLTRE LA SEMPLICE LOGICA
Molti mi chiedono cosa devono aspettarsi da questa convention del 10 ottobre, quali sono le prospettive, se ne vale la pena eccetera. Sinceramente vorrei fare con voi alcune riflessioni. Cosa aspettarsi? Semplicemente l'ennesima favolosa impresa per la ricerca disperata della ricostituzione di un grande partito che riunisca in sé tutte le anime socialiste italiane, da chi oggi è più vicino alle ragioni di Sinistra e Libertà a chi oggi sta a denti stretti e con non pochi disagi nella Pdl. Le prospettive sono quelle delle grandi ambizioni; costruire un grande programma politico di ampio respiro e concreto, realmente riformista e privo delle metastasti radical/comuniste/liberticide che ci hanno intaccati in questi anni. Dare vita ad un grande movimento unitario in grado di raggiungere quel 4% che tanto ci fa pensare, ma che alla fine dei conti è un traguardo dovuto. Un partito politico che non riesca a superare questa soglia forse, oggi come oggi, non ha senso. Se ne valga la pena o no, questo sta ad ognuno di noi singolarmente dirlo perché siamo tutti, singolarmente intesi, protagonisti e responsabili. Personalmente ho sempre fatto mio il pensiero che dice 'non criticare chi tenta e non riesce, ma chi non tenta per paura di fallire'. Probabilmente i pessimisti hanno ragione, per onestà intellettuale non posso non mettere in conto che ci sono le possibilità che tutto si risolva in un nuovo fallimento, ma non per questo mollo la presa. Come ho scritto di recente sono un ottimista, e nei pericoli vedo delle occasioni. Comunque mi consola che, se anche il progetto non andrà a buon fine per chissà quali ragioni, dopo di noi ci saranno altri compagni, e poi altri, e poi ancora altri che riproveranno a dare una grande casa ai socialisti. Perché, care compagne a cari compagni, qui non stiamo parlando solo di un simbolo e di un'idea, bensì parliamo di qualcosa di più profondo, viscerale ed incontrollabile, stiamo parlando di una passione che ci brucia dentro e che mai nessuno è riuscito e riuscirà a spegnere. Faccimo in modo che l'appuntamento del 10 ottobre non sia un punto di arrivo, ma l'inizio di una grande avventura che doni ai socialisti la libertà di cui da troppo tempo sono privi.
Grazie
Aldo Luigi Mancusi
Grazie
Aldo Luigi Mancusi
domenica 30 agosto 2009
IL NICHILISMO DEL CORAGGIO
Capita non di rado, in questo periodo di fermenti e rumori vari, di leggere e rileggere le encicliche di poeti, pradicatori e santoni vari sull'essere socialista e sul conseguente coraggio che comporti questo pensiero, neanche fossimo all'inizio degli anni novanta quando dire di essere socialista sembrava un invito a nozze, rivolto al magistrato del caso, per ricevere un avviso di garanzia. Per carità, tutti questi scritti non sono assolutamente da criticare, ci mancherebbe, peccato che il più delle volte difettano in due punti non proprio trascurabili; in primo luogo trattano l'argomento partendo da posizioni non chiare o fin troppo di parte. In secondo luogo vengono il più delle volte stilati da chi, se mai ha contribuito alla causa, ha sempre preferito le rotture alla costruzione e, se anche ha provato a costruire, ha demolito, indi stiamo parlando di persone che, giocando sul famoso motto massone 'il popolo non ha memoria', tentano di ricostruirsi una sorta di verginità. Vedete, care compagne e compagni, non penso che si possa mettere sul tavolo un costruttivo discorso identitario e di ricomposizione della diaspora partendo dagli attacchi personali a segreterie eccetera, un atteggiamento simile non può portare ad altro che ad un'intensificazione dei dissapori che rischiano di tramutarsi in odi. Lo dice una persona che, come tutti sanno, non vede di buon occhio Nencini e la sua dirigenza, però queste analisi sui singoli rappresentanti vanno fatte nell'ottica di critiche diverse, non nel parlare idealmente di un'identità. Stessa cosa dicasi per questo continuo discorrere di identità socialista guardando al PD ed alle esternazioni di Bersani. Anche in questo caso non vedo il nesso con le teorie sul coraggio di essere socialisti. Non lo vedo perché il PD non rappresenta il socialismo e non lo vedo perché Bersani non ha mai compiuto quel revisionismo ideologico che, ancora oggi, me lo fa identificare come un comunista con i vestiti nuovi e le scarpe vecchie. La malizia mi porta inevitabilmente a pensare che chi fa certi riferimenti voglia stordire il popolo socialista introducendo subdolamente nella testa dei più l'idea di una possibile alleanza futura con la 'cosa' democratica, ma spero di sbagliarmi. C'é stato poi chi, dimostrando di non essere un grande statista, ha profetizzato la candidatura a premier del centrosinistra di Casini. È questa un'ipotesi che preferisco considerare più un volontario modo di ridere che una cosa seria, anche perché chi l'ha scritta, se l'avesse scritta seriamente, dimostrerebbe una scarsissima capacità di analisi della realtà. Andando avanti, detto francamente, ancora non riesco a capire questa frase che continua a girare nell'aria come una mosca fastidiosa, questo slogan da mercatino cingalese che recita 'unità a sinistra'. Ma di cosa stiamo parlando signore e signori? Parliamo di un'alleanza con Ferreo, Di Liberto, Vendola e Di Pietro? Allora chiariamoci e stabiliamo fin da subito quali sono le nostre priorità: ricostruire un forte ed autonomo Partito Socialista Italiano o essere i cavalieri serventi dell'ennesimo non - leader impostoci dal PD? Se si tratta di fare i cavalier serventi, permettetemi, con chi la pensa così ci troviamo su posizioni distanti anni luce che difficilmente potranno incontrarsi nel prossimo futuro. Io, e come me so moltissimi di voi, non sono disposto a supportare una causa solo per garantire un posto nelle istituzioni a chi manca di un salario. Se invece parliamo della ricostituzione del Partito Socialista Italiano, cosa alla quale so per certo la maggioranza di noi punta, allora il ragionamento cambia, cambia perché, come ho ripetuto più volte e mai finirò di ripeterlo, va assunta una posizione autonomista che non si appiattisce né a sinistra né a destra ed è aperta al dialogo a 360 gradi, una posizione prima di tutto identitaria che parte da due punti fondamentali; primo, il riconoscimento da parte di tutti dei nostri principi comuni che trovano le loro radici nella congiunzione inscindibile dei valori liberali, socialisti e cristiani. Secondo, la costruzione di un programma politico realmente riformista che vanti obbiettivi di larga condivisione e che tratti i problemi reali del paese e non i problemi secondari, indi il sistema economico in primisi, con un occhio particolare a piccole e medie imprese, artigianato, agricoltura e turismo, riscrivendo le regole di un libero mercato che, grazie all'anarchismo degli ultimi quasi due decenni, si è tramutato in liberticida. Così come va rivisto il problema dell'occupazione con una revisione dell'attuale sistema contrattuale ed il perfezionamento della legge Biagi tenendo presenti il cambiamento del mercato a livello globale e via così toccando tutti quelli che sono i nervi scoperti e doloranti del nostro paese. Questo, a mio avviso, è il coraggio di essere socialisti, ovvero il coraggio di proporre concretamente le idee, non le parole al vento ed i commenti estemporanei che tirano su due consensi e che di fatto non lasciano alcunché. Vi invito ad iscriversi al gruppo Partito Socialista Italiano (PSI) su Facebook.
Grazie
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
lunedì 24 agosto 2009
CARO STATO DELLA CITTA' DEL VATICANO
Sono anni che sento, da parte di molti socialisti, quella che definisco un'esasperata rivendicazione Pannelliana dell'essere 'laico'. Troppi straparlano di un dictat che imporrebbe quotidianamente lo Stato della Città del Vaticano allo Stato Italiano. Ora, anche in virtù del fatto che amo la lingua italiana, ritengo sia giusto fare un pò di luce sulla faccenda, chiarire qualche termine e porsi qualche domanda. Partiamo con ordine; chi vi dice ripetutamente e con una certa insistenza/petulanza che è un laico e che vuole uno Stato laico, o è un invasato che vive su Marte o, come penso sia più probabile, non conosce la lingua italiana e gioca sulla sua ignoranza e su quella degli altri sfruttando in modo distorto l'uso di alcuni termini. Fino a prova contraria, ad esclusione di chi ha preso i voti, siamo tutti laici. Aprendo qualsivoglia vocabolario leggerete alla parola laico che è tale colui il quale non appartiene al clero. Andiamo avanti,l'Italia di fatto è uno Stato laico, non è uno Stato Confessionale. Sempre con il vocabolario alla mano, lo Stato Confessionale è quello che riconosce, a livello Costituzionale, una confessione religiosa come confessione di Stato, indi non è il nostro caso, ad onor del vero non mi sembra che attualmente lo Stato Italiano neghi la libertà di culto imponendo una religione di Stato. C'é poi un altro punto per il quale ritengo giusto fare le dovute precisazioni; tutti questi difensori della libertà da non si sa cosa, continuano a dire Chiesa invece di Stato della Città del Vaticano. Chiariamoci, come Chiesa si intende la comunità dei fedeli e non le gerarchie cattoliche, perciò anche in questo caso, gentilmente e per amore della verità, usiamo bene i termini. Qual'è allora il problema, se un problema esiste nel nostro paese? Di sicuro il problema non è lo S.C.V., il vero problema è la classe politica nostrana, che è cosa diversa, ovvero come si pongono i rappresentanti del nostro 'Stato laico' nei confronti dei pensieri e delle esternazioni della gerarchia Pontificia. Precisando che non voglio qui difendere i privilegi e le malefatte storiche del S.C.V. (provate e non), né voglio elencare il bene che ha fatto e sta facendo nel mondo come in Italia per evitare di cadere nella solita diatriba sul 'Papa si e Papa no', preferisco analizzare la problematica su di un piano diverso e reale che definisco comunicativo. Partendo con ordine, prima di dar vita a qualsiasi analisi dobbiamo essere consapevoli di due dati di fatto indiscutibili, in primo luogo le nostre radici culturali non sono buddiste, musulmane, induiste o pagane, bensì sono cristiane. In seconda battuta, legittima conseguenza della prima, l'Italia è un paese a maggioranza cattolico. Partendo da questi dati arriviamo al punto: lo SCV viene accusato di entrare in modo invasivo nella politica italiana inibendo le libertà decisionali del Governo. Questa è una sciocchezza che può difendere solo chi si ferma alle apparenze e non ha l'intelligenza, o per meglio dire l'onestà, di approfondire la verità. Ricordandoci che il popolo italiano è a maggioranza cattolico, è ovvio che lo S.C.V. si rivolga in modo aperto alla sua Chiesa ed è nelle piene facoltà del Papa e delle alte gerarhie clericali interloquire con il proprio popolo in tutti quegli argomenti che rientrano negli spazi dei principi cattolici, perciò si esprime su tutto ciò che riguarda la fede e quel che ne consegue, ovvero condotta morale, salvaguardia della vita, amore verso il prossimo, carità etc.... La domanda ora è: è lo S.C.V. che impone qualcosa al popolo italiano nella sua complessità sorpassando il valico dei propri fedeli o sono i nostri rappresentanti politici che non sanno porsi in modo autonomo di fronte alle affermazioni Papali? Ripercorriamo qualche evento del passato e arriviamo insieme alle dovute conclusioni. Partiamo da un fatto recente, dal caso Eluana. È ovvio che lo S.C.V., nel dialogo con la sua Chiesa e nella lotta per la vita, abbia espresso il suo rammarico per la vicenda, sia prima che dopo ma, a quanto abbiamo visto tutti, a parte le dichiarazioni forcaiole di Gasparri e le proposte di Berlusconi, l'alimentazione artificiale è stata ugualmente interrotta e non mi sembra siano scattati anatemi e scomuniche, tantomeno la magistratura si è fatta problemi a riguardo, così come coerentemente con il suo mandato il Presidente della Repubblica, nel rispetto del dialogo con la C.E.I. ed il Santo Padre, non ricordo si sia flagellato per punirsi del non aver firmato il discusso decreto salva Eluana. Facciamo un altro esempio, le coppie omosessuali. Lo S.C.V .è stato sempre e storicamente contrario a queste unioni, stupirebbe una posizione contraria, ma così come non ha mai approvato certi rapporti, non ha mai approvato il divorzio e l'aborto, eppure in Italia si pratica l'aborto ed esiste il divorzio, guardate un pò. In questo caso la colpa di chi è, del Vaticano che impone un presunto dictat o della nostra classe dirigente incapace? In ultima analisi, vi pongo l'unico grande esempio di una politica autonoma e realmente capace di confrontarsi con il Vaticano; non fu tale Bettino Craxi, solo un ventennio prima del tanto esaltato Zapatero ed in condizioni ben più difficili, ad introdurre nel nostro paese il concetto di libera Chiesa in libero Stato attraverso la firma del Nuovo Concordato senza per questo assumere i ridicoli atteggiamenti anticlericali alla Pannella bensì dialogando con lo S.C.V.? Ed allora siamo seri, di cosa stiamo parlando, diciamo le cose come realmente stanno. Il problema non è il Vaticano, il problema è la nostra mediocre classe dirigente (da sinistra a destra) che non ha il coraggio delle proprie azioni, un coraggio che manca non per chissà quali devozioni nei confronti del clero, ma per la paura di perdere i voti dell'elettorato cattolico, una paura stupida. I signori di questa finta seconda Repubblica sono così ciechi che non sanno vedere la realtà dei fatti, ovvero che i cattolici sono molto più liberi di quanto si pensi e votano da Rifondazione a la Lega senza farsi troppi problemi. I cattolici sono i primi a sapere che un conto è la gestione della cosa pubblica ed un conto sono le ragioni della fede. Se così non fosse l'UDC dovrebbe avere, come minimo, il 40 % dei consensi in linea teorica. Il dramma di tutto è che le futili paure laiche non si sono focalizzate come ho appena detto nei confronti di un'incapace classe politica, bensì nei confronti del Vaticano e, cosa peggiore, in molti casi si stanno tramutando in laicismo ed odio, ma si sa che la mamma dei cretini è sempre incinta. Ironia della storia, l'unica grande verità che nessuno può negare è che il primo socialista della storia che espresse il concetto di laicità, come sottolineò in tempi non sospetti Mitterand, fu proprio Nostro Signore Gesù Cristo quando disse: a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio. Amen
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
domenica 23 agosto 2009
LE IPOTESI DI OGGI, LE CERTEZZE DI DOMANI
Gli ultimi scorci di pausa estiva ci invitano ad una riflessione prima che il grande motore della politica ritorni a pieni regimi. Così voglio porvi una domanda, la stessa domanda che mi sono posto in un incontro con alcuni compagni pochissimi giorni fa: come si stanno evolvendo le cose e che panorami ci aspettano? Ebbene, l'orizzonte mi sembra limpido. Partiamo dall'evento autunnale, le primarie del PD. In casa democratica i giochi sono fatti ed è ormai scontata una vittoria di Bersani, indi è palese che si seguiranno i dettati del sempre lesto D'Alema e si ritornerà alle logiche pluriforme dell'Ulivo abbandonando i fallimenti Veltroniani. Il Pd riallaccierà i rapporti con Comunisti e Vendoliani, un dialogo che non è da escludere darà quella piccola spinta che basta per la ricomposizione di Rifondazione con in più l'assorbimento dei Verdi, dei Comunisti Italiani e dei quattro non - socialisti fedeli a Nencini ed in cerca di una questua, benché minima. L'Idv resterà ferma ad abbaiare, probabilmente abbasserà i toni venendo a mancare la sua importanza primaria, ma fondamentalmente inizierà a perdere colpi. L'Udc, dal canto suo, rimarrà un'incognita fino ad ottobre, in seguito dovrà decidere le alleanze per le regionali. Attualmente Casini, come tutti i partiti politici da sinistra a destra, sta aspettando la conferma dell'incoronazione di Bersani, ma non è detto che questo lo riporterà fra le braccia del Cavaliere. È molto più probabile che il Segretario Democristiano proseguirà sulla linea dei due forni, ovvero alleanze diverse in regioni diverse. In fondo l'Udc non ha mai negato i suoi dissapori con i comunisti così come con la Lega. Vera sorpresa del futuro sarà l'Mpa. Lombardo sembra che oggi goda di un sostenitore di un certo calibro, tale Dell'Utri, non a caso l'ingegnere che ha progettato Forza Italia, il che deve farci riflettere. Il Movimento Per le Autonomie si sta muovendo molto bene e non va sottovalutato, il suo bacino di voti è notevole e va dai meridionali che hanno desideri di rivalsa verso la Lega, ai meridionali che non sono contenti del governo, fino a tutti gli sciacalli, o per meglio dire scarti degli altri partiti, che porteranno i loro voti a Lombardo in cerca di un futuro da altri negatogli. Seguendo questo ragionamento non è così lontana l'ipotesi che vuole la terza Repubblica con Lega sud e Lega nord l'un contro l'altra armate e rispettivamente centri nevralgici di un debole centrosinistra ed un debole centrodestra. Per quanto riguarda la Pdl, continuo a sottolinearlo, da qui ai prossimi quattro anni, a parte i soliti gossip, non vedo alcun mutamento. Le scaramuccie della Lega servono a ravvivare la situazione quando diventa stantia, Bossi sa bene che il suo corpo elettorale non ama vedere i suoi rappresentanti troppo comodamente seduti sulle poltrone romane. Nella realtà i rapporti tra Silvio ed Umberto lo sanno tutti che sono ottimi. Come sempre alla fine di queste riflessioni mi viene da chiedermi, e noi? Personalmente amo seguire il detto di Lord Byron, less is more, ovvero, meno è più. Attualmente il nostro compito è ricostruire il Partito, non inserirci nelle competizioni elettorali. Anche se domattina ci trovassimo tra le mani un simbolo ed una segreteria, i tempi sarebbero comunque immaturi e presentarsi tra pochi mesi ad eventuali elezioni ci regalerebbe due danni; in primo luogo un risultato numerico ridicolo, probabilmente sotto lo 0,9 %. In secondo luogo, cosa forse peggiore, ancora una volta la nostra immagine sarebbe quella dei poveri incapaci, i soliti socialisti che non sanno fare altro che fallire da 17 anni a questa parte. Personalmente mi rifiuterei di sostenere uno scempio simile, scempio che andrebbe sicuramente a discapito del progetto della grande ricostituzione del Psi, per questo invito tutti, nel caso ipotetico in cui si proporrà la cosa, ad astenersi dal sostegno di chi vuol fare la fine di Icaro. Continuiamo per la nostra strada, tranquilli e convinti, vedrete che tutto andrà per il giusto verso.
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
DIALOGARE SI DEVE, DIALOGARE SI PUO'
Carissime compagne e compagni, il 4 Agosto ho partecipato alla riunione del Direttivo Regionale calabrese del Nuovo PSI e, come volevasi dimostrare, ne sono uscito più che soddisfatto. Non starò qui a raccontarvi di alcuni simpatici siparietti cui ho assistito antecedentemente al mio intervento ma, vi posso garantire, che non sono mancate le solite bagarre delle più tipiche riunioni socialiste in cui, rivendicando crediti e sacrifici personali, alcuni dei presenti stavano per arrivare alle mani, ma queste sono faccende di basso profilo che non ci interessano in questo contesto per quanto folcloristiche. Come dicevamo ho avuto l'occasione di parlare in un contesto dalle due sfumature; da un lato era un contesto amichevole perché stavo pur sempre tra compagni socialisti, ma da un altro lato era un contesto non facile visto che, come i compagni attualmente disciolti in Sinistra e Libertà, mi trovavo di fronte a socialisti politicamente 'accasati'. Ad ogni modo, presa la parola, senza mezzi termini e con le ragioni che voi tutti conoscete, ho lanciato ai compagni presenti l'idea della ricostituzione del grande soggetto socialista in una posizine autonoma dai due poli, con un'identità ben precisa e dialogante con tutti ribadendo ai presenti le idee, i concetti ed i modi che voi avete potuto condividere con me attraverso i miei precedenti articoli. Morale della favola, contrariamente a quanto diceva chi mi sconsigliava la partecipazione, non sono stato né insultato, né offeso, né denigrato. Ho ottenuto invece i pieni consensi della base e più di un interessamento da parte di alcuni membri della segreteria regionale tranne, ma era prevedibile, da parte del Segretario Regionale che, per più ragioni di cui preferisco non approfondire, si è dimostrato distante ma ha pur sempre lasciato intendere un'eventuale spiraglio di dialogo guardando al futuro.Vi riporto tutto ciò per un paio di motivo; in primo luogo ho dimostrato a me stesso ed in questo modo anche a voi tutti che, con un dialogo che trova le sue fondamenta nelle ragioni socialiste prive della malizia dovuta a posizioni personali, interessi lobbistici e quanto altro seguendo solo l'ambizione di un sogno comune, possiamo costruire insieme qualcosa indipendentemente dalla posizione di partenza e da quella di riferimento, trovando piattaforme comuni con tutti i socialisti nessuno escluso. In secondo luogo questo incontro ha dimostrato, come ho più volte sottolineato, che ognuno di noi è protagonista e responsabile della rinascita della grande ragione socialista. Solo ed esclusivamente con il dialogo, il confronto e parlando il linguaggio della verità si possono ottenere risultati con chiunque, portando ognuno di noi il proprio quantitativo di calce, cemento e mattoni per mettere in piedi una struttura solida. Ora guardo con interesse al seminario del 9 settembe di Socialist, un seminario che spero possa fungere da fulcro culturale e logistico per la rinascita del Partito Socialista Italiano, o almeno dell'anima di questo. Resto però fermo su di un solo punto ed invito chi di dovere a porsi le conseguenti riflessioni su ciò; il popolo socialista non vuole e non può sostenere operazioni personalistiche né può accettare di buon grado i 'soliti' nomi seduti in prima fila. Dico questo perché sto incontrando ed ho incontrato un gran numero di compagni ed in tutti i casi la risposta è comune, ovvero faccie nuove e capaci, i vecchi leoni sostengano la cosa da dietro le quinte e lavorino per solo la causa e non più per sé stessi. Se vogliamo costruire un partito che guardi al futuro e che sappia porsi in modo nuovo al cospetto derl popolo italiano, presentarci con i settantenni in prima fila non è almno ridicolo. Non finirò mai di ripeterlo, i tempi sono maturi ed il futuro sarà nostro, sempre se non si compiranno gli stessi errori del passato, meditate gente, meditate.
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
L'EFFETTO PD E L'ILLUSIONE DI NENCINI
Sono sinceramente stupito della mancanza di analisi di molti. Non ho potuto fare a meno, nell'arco delle ultime settimane, di leggere dichiarazioni di tutti i tipi da parte di più di un compagno. Punto focale di tutte queste missive era ed è l'attesa degli sviluppi all'interno del PD in vista del congresso, come se la vittoria del rappresentante di Veltroni o del rappresentante di D'Alema, alias (Su)Dario Franceschini e Bersani, cambieranno realmente qualcosa per noi. Non è mancato chi ha interpretato le recenti esternazioni di Rutelli come il 'presagio' di un'eventuale scioglimento del soggetto democratico, così come non è mancato chi addirittura ha dato peso alle parole della giovane Serracchiani. A tal proposito ci tengo a precisare che l'ex consigliere provinciale di Udine è una brava ragazza, sicuramente volenterosa, molto educata, ma che mi sembra l'ultima novità degli errori di questa finta seconda Repubblica, ovvero la premiazione della giovinezza e della moderazione a tutti i costi come copertura della mancanza di personaggi di spessore, una sorta di 'puntiamo ai giovani perché non abbiamo alternative'. Senza voler essere maligni, per il poco che abbiamo potuto osservare, per la simpatica Serracchiani non è così assurda l'ipotesi in base alla quale l'enfànt prodige di Udine sta alla politica come Ferrero sta a La Destra di Storace. Chiusa questa breve parentesi, care signore e signori, torniamo ai fatti e chiariamoci definitivamente; il Pd non si scioglierà, non lo vogliono all'interno del partito e non lo vuole l'attuale maggioranza di governo. Nessuno vuole e potrà permettere ciò perché, volenti o nolenti, nessuno vuole vedere l'ascesa della leadership di Di Pietro che, in caso di scioglimento del soggetto democratico, resterebbe l'unico baluardo 'forte' dell'attuale opposizione, quell'opposizione che definisco giacobina. Così come, allo stesso modo, un PD disorientato, frammentato, privo di un'identità e di un leader fa comodo a più di un avversario politico e, in teoria, anche a noi socialisti nella prospettiva di un progetto unitario. Come sottolineavo poco sopra, almeno allo stato attuale delle cose, chiunque dei due contendenti vinca all'interno del PD per noi non cambierà alcunchè, questo perché da un lato il PS ha un peso politico irrilevante e dall'altro è palese che la dirigenza democratica guarda al futuro scommettendo sulla crescita dell'Udc, senza accorgersi che Casini, come Di Pietro, i quattro voti in più che ha preso li ha 'raccolti' dai rami dell'ex Ulivo, ma questa è un'altra storia. Morale della favola quanto fin qui detto ci ricongiunge ad una storia che prende il via più di diciassette anni fa e che ci dimostra che senza un Partito Socialista Italiano che funge da perno ed equilibrio politico, in Italia come in Europa, i poteri forti dell'economia sono stati gli unici che hanno avuto le mani libere godendo di questa situazione anarchoide e confusionale, situazione che ha trovato il suo apice nel trionfo di un mercato liberticida e nella scomparsa politica di idee, primati ed azioni. A corollario di ciò, neanche a farlo di proposito, Nencini e l'attuale segreteria del PS non perdono l'ennesima occasione per farci cadere le braccia. Proprio nel mentre che il popolo socialista chiede di tornare ad essere protagonista della politica approfittando di questa posizione forzata del PD, che per mantenere la pace tra tutti i suoi membri paga lo scotto di essere un corpo senza un'anima, lasciandoci definitivamente libero il campo per essere l'unico riferimento socialista a livello nazionale e donandoci la possibilità di infiltrarci nelle falle di questi per captarne i dissensi, costoro che fanno? Consolidano il nuovo fritto misto di Sinistra e Libertà e lo fanno con improbabili riunioni estive e senza prospettive. Non a torto girano voci che sul discorso nucleare siano nati i primi screzi. Ora, mettiamo i puntini sulle i, se Nencini e compagni fossero arrivati all'idea di Sinistra e Libertà dopo anni di riflessioni, incontri programmatici, seminari e congressi a tutti i livelli costruendo i dovuti consensi nella base in virtù di un progetto politico, sarò sincero, così come non avrei aderito alla cosa, non ne avrei neanche discusso la legittimità, ma visto che questa federazione/alleanza amorfa nasce per due ragioni improponibili, rispettivamente la garanzia della rielezione di Nencini in Toscana e l'incapacità di costruire un programma politico, care signore e signori permettetemi un chiaro dissenso. In conclusione, a noi non resta altro da fare che continuare sulla strada della ricostituzione di un soggetto politico unitario che ci sappia rappresentare iniziando i lavori proprio dal seminario del 9 settembre, nella speranza che i certi fallimenti di Sinistra e Libertà e l'orgoglio socialista ci facciano ricongiungere un domani con chi oggi a scelto altre via.
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
VECCHI LEONI, NUOVE PROMESSE E NODI VARI
Oggi, in modo più rilassato, rispondo in modo concreto alle molte mail che quotidianamente mi arrivano e che mi pongono le più diverse questioni, sperando di dare un messaggio concreto a tutti. Partiamo con il primo punto. Ognuno di noi è legato, chi più chi meno e per la ragioni più diverse, ad una o più figure di spicco della vecchia dirigenza, quella gloriosa tanto per intenderci, del vecchio Psi. Io stesso, indipendententemente da errori e quanto altro, non ho mai negato la mia stima verso il compagno De Michelis, ma non possiamo annullarci, o per meglio dire aggrapparci a queste figure del passato, puntando su di loro per il nostro futuro. Dico ciò perché da un pò ricevo varie missive in cui molti compagni mi espongono pensieri 'perversi', del tipo di ripresentarci di fronte all'elettorato mettendo in prima fila Martelli, De Michelis, Formica, Zavettieri e chi più ne ha più ne metta. Il problema non sta nell'esperienza di questi personaggi o nelle capacità che nessuno di noi mette in dubbio, ma nel fatto che posizionati in prima fila mi rendo conto, con una certa amarezza, che sono impresentabili, oltre al fatto che dovremmo anche vedere quanto lor signori siano realmente disposti a rimettersi in gioco in modo 'pesante'. Questi signori, che con stima chiamo i vecchi leoni, possono assolvere la sola funzione di saggi del partito mettendo la loro esperienza a servizio di una nuova classe dirigente che spero presto si concretizzi. Dico ciò perché, ad esclusione del fatto che non tutti i socialisti vedono di buon occhio per vari motivi questi personaggi, in alcuni casi specifici la loro presenza ci riproporrebbe due problemi; in primo luogo non manca chi non dimentica e non vede l'ora di poterci lanciare le solite accuse dicendo, in alcuni casi non a torto, che i socialisti portano ancora avanti i cadaveri, non tanto della prima Repubblica, ma i cadaveri di Tangentopoli e della parte peggiore del paese. In secondo luogo queste figure, per quanto storiche e degne di stima, vuoi per l'età, vuoi per i sopra citati trascorsi, vuoi per l'inadeguatezza in certi casi all'attuale scena politica, è certo che non stimolerebbero l'elettorato all'avvicinamento alle ragioni socialiste se non i nostalgici ed i non penso più numerosi voti dei propri feudi storici, feudi dei quali ormai penso siano rimaste solo le macerie. Indi, chiudendo questo capitolo, ripeto che a mio avviso non va preclusa a nessuno la possibilità di contribuire alla rinascita del Partito Socialista Italiano, tantomeno a chi ha contribuito alla storia del Psi, ma quando si parla di futuro bisogna guardare a questo nella sua complessità partendo dal principio che la classe dirigente del partito deve essere una classe nuova ed i vecchi leoni devono svolgere una funzione di sostegno, niente di più, niente di meno. Come dice il sempre saggio Pillitteri, spazio ai giovani. Secondo punto. Più di una persona mi ha rilanciato l'idea, per le più svariate ragioni di Sinistra e Castità, c'é stato addirittura chi ha rivendicato con orgoglio l'esperienza de La Rosa nel Pugno e chi, non con ragioni meno interessanti, mi ha invitato a vedere di buon occhio altre opzioni. Ora, senza menra troppo il can per l'aia, ripeto per l'ennesima volta che io, come chi sta con me, ho una visione molto chiara del da farsi. Indi ripeto per l'ennesima volta che non aderirò a Sinistra e Castità per più ragioni, in primo luogo la vedo come una sconfitta; in secondo luogo la vedo come un appiattimento dei socialisti in un'ottica che storicamente non ci appartiene; in terzo luogo non sono disposto a definirmi parte della sinistra radicale; in quarto luogo vedo nel futuro un Partito Socialista Italiano autonomista, non subalterno a nessuno, che ritrova le sue origini nei principi liberali socialisti e cristiani e che si propone come cuneo tra i due giganti di argilla Pd e Pdl, un partito dialogante e non servo; in quinto luogo non sono disposto in alcun modo a sostenere Sinistra e Castità per garantire la rielezione di Nencini a Presidente della regione Toscana; in ultima istanza vedo di buon occhio la sfida del quattro per cento, sono convinto che offrendo quanto appena detto, con un duro lavoro di quattro anni, possiamo intercettare buona parte di tutti quei socialisti che stanno attualmente a denti stretti in altre formazioni. Un Partito Socialista Italiano incapace di raggiungere tale soglia non ha senso. Per quanto riguarda La Rosa nel Pugno i fatti ci dimostrano che quel 2% scarso raccolto era in gran parte proveniente dall'elettorato Radicale che, a torto o a ragione, da solo ha ottenuto gli stessi risultati. Chi dice che i socialisti furono un traino mente inconsapevolmente, anche perché i fatti, non le mie ipotesi, ci dimostrano che il PS (ex Sdi) da solo non raggiunge neanche l'1%. Chiudo il discorso de La Rosa nel Pugno sottolineando a chiare lettere che il popolo socialista, storicamente parlando, non è un popolo laicista, bensì è un popolo laico, il che vuol dire che non siamo anticlericali ma siamo dialoganti con le autorità ecclesiastiche, sempre forti del concetto da noi stessi introdotto con Craxi di libera Chiesa in libero Stato, indi rispetto delle reciproche posizioni senza alcun tipo di incursione. Terzo punto. Guardiamo di buon occhio al progetto di Zavettieri, come guardiamo di buon occhio a tante altre iniziative, ma se queste iniziative non trovano un'unità in uno stesso soggetto e sono solo delle frammentazioni personalistiche/regionalistiche/condominiali non siamo interessati ad alcuna adesione. Come più volte scritto, e poco sopra ricordato, il nostro è un obbiettivo di ampio respiro che vede un coinvolgimento totale del popolo socialista e se cercavamo sigle a cui appenderci, ombra al sole e quanto altro, tutto facevamo tranne che impegnarci in questa meravigliosa follia. Grazie dell'attenzione ed un abbraccio a tutti.
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
GLI ALFIERI MANDANO AVANTI I PEDONI
Osservare ciò che ci succede intorno serve per farsi un'idea di come si evolverà il panorama politico in futuro. Per questo oggi vorrei fare con voi una serie di riflessioni partendo dal fatto del momento, ovvero le primarie del PD, questo senza scendere in polemica nel discorso tecnico del 'sistema primarie'. A primo acchitto troviamo contrapposti Bersani, un ex comunista emiliano di quelli d.o.c. e Franceschini, ex democristiano dell'ultima ora a metà fra l'approccio dialogante dell'intonsa Rosy ed il fanatismo della Binetti. Outsider è Marino, candidato per caso che serve comunque per dare al popolo bue quel senso di pluralità che il PD deve mostrare. Ma analizziamo nei fatti la realtà, partendo proprio dall'esclusione del buon Marini il quale non sa neanche lui perché è candidato; sono veramente Bersani e Franceschini i candidati? No, mi sembra ovvio. Bersani e Franceschini altro non sono che l'evoluzione dell'eterno dualismo D'Alema/Veltroni, i due storici amici/nemici che mai si sono scontrati in modo sfacciato e che mai sono riusciti a convivere. Massimo e Walter, assurdo ma vero, sono l'ultimo simbolo delle tanto disprezzate correnti di partito. Entrambi sanno che le loro candidature dirette erano improponibili. D'Alema non si è potuto candidare perché ormai è stanco di mettersi in primo piano in queste lotte interne, perché ha un'età ed il popolo del PD ha preso la via della ricerca del nuovo a tutti i costi indi non lo accoglierebbe di buon grado e, inoltre, perché punta alla Presidenza della Repubblica. Mr. W, invece, viene fuori mal concio dai recenti fallimenti della sua segreteria, se poi mai possiamo attribuire realmente a lui certi risultati, indi è impresentabile pubblicamente ed all'interno della compagine Democratica. Così, volenti o nolenti, i militanti del PD sono costretti a sorbirsi due figure che, oltre a non godere del carisma adatto alla segreteria di un partito delle dimensioni del PD, fungono anche da teste di legno per due correnti distinte. Non a torto c'é chi è convinto, come il sottoscritto, che chiunque dei due perde finirà nel dimenticatoio, ma resterà in piedi il suo sostenitore, come dire che se perde Bersani rimarrà D'Alema e se perde Franceschini rimarrà Veltroni. In tutto questo trambusto un furbetto come Di Pietro ha trovato la sua chiave di volta, o almeno spera di averla trovata. Il Tonino nazionale è coinvinto che il PD sia vicino ad una rottura e che questa rottura possa concretizzarsi solo a suo vantaggio. Così, non a torto, non è facile non comprendere il perché della candidatura, o almeno la tentata candidatura, di Grillo alle primarie. Il buon Beppe è l'unico che, con le sue non poche preferenze, potrebbe rompere le uova nel paniere a D'Alema e Veltroni. I sondaggi danno il comico genovese al 20% nella competizione per la segreteria del PD, una percentuale che servirebbe allo scopo: frantumare il mai nato partito. Viene da sé, infatti, che i militanti di DS e Margherita non accetterebbero mai di avere Grillo in casa, indi inizierebbero scontri, bagarre e fuoriuscite fino alla frantumazione del non-soggetto politico, frantumazione che secondo le visioni dell'ex magistrato vedrebbe un solo vincitore, l'unico in grado di crescere e di dare sicurezza a chi cerca un futuro nel centro sinistra: l'IDV. A questo punto però, in virtù di un progetto futuro di ampio respiro che vuole un Partito Socialista autonomo e dialogante, penso che anche noi socialisti non possiamo non fermarci un secondo per una semplice riflessione, una riflessione che ci porta inevitabilmente ad aprire le porte a tutti i socialisti, o almento a tutti quelli che si ritengono vicini all'area socialista attualmente nel PD, che già da ora si sentono orfani nel mondo poiché privi di un'identità. Alla fine dei conti sappiamo bene che D'Alema non ha mai negato la sua disapprovazione riguardo l'abbandono della tradizione socialista per abbracciare chissà cosa e, allo stesso tempo, il sempre in competizione Veltroni ha di recente rivalutato la figura di Bettino Craxi quasi rinnegando Berlinguer. L'Unico rammarico è per i compagni che, a dire il vero con poca lungimiranza, perseguono il progetto di Sinistra e Castità, un progetto che non ha futuro, una sorta di versione più piccola ma non meno confusionaria del PD che, volente o nolente, si pone nell'area radicale della sinistra. Rammarico ancora più grande viste le recenti dichiarazioni di stima di Nencini verso Bettino Craxi, perché di fatto le sue decisioni pratiche non coincidono con queste recenti esternazioni sull'ex leader del PSI. Al futuro dobbiamo guardare come aquile, non come passeri. Aldo Luigi Mancusi
PS = POST SCRIPTUM
Le recenti liti che si stanno accavallando all'interno del PS non possono che regalare qualche sorriso. Più seguo la segreteria di Nencini più mi rendo tristemente conto dell'incapacità politica dell'intellettuale toscano. A dire il vero non ho ancora ben capito se l'uomo 'bretellato' e la sua cricca siano veramente convinti delle loro esternazioni o se, da un momento all'altro, spunterà un cartello gigante con su scritto Scherzi a parte. Lo ammetto, quando la sempre dolce Locatelli ci raccontò al CN dell'undici luglio che durante il suo viaggio di nozze passò intere giornate a commentare con il marito lo Statuto dei Lavoratori mi sarei dovuto subito allarmare, ma tant'é. Stanco di ripetermi non posso fare a meno di sottolineare, ancora una volta, la totale mancanza di ambizione politica di Nencini e della direzione nazionale del PS. Ancora non capisco questo guardare indietro forzato, questo negarsi la gloria della sfida al bipolarismo, questo arrendersi di fronte ad ovvietà che solo loro vedono. In primo luogo Nencini, ancora oggi, confonde l'autonimia con l'isolamento. Certo, da un certo punto di vista non posso dargli torto, un Partito che non porta idee, che si appiattisce su posizioni di altri, che non guarda lontano alla riconquista dell'elettorato socialista e che non riparte dalle solide basi costruite con fatica negli anni da Bettino Craxi, care signore e signori è vero, un partito del genere se resta solo non è un partito autonomista, è un'isolata comitiva di kamikaze. In seconda istanza mi fa sbellicare dalle risate questa rivendicazione identitaria della domenica. Il PS, non capisco su quali basi viste le attuali mediocri condizioni, continua a definirisi l'unica casa di chi è socialista. Ora, visto che la matematica non è un'opinione, le soluzioni sono due; o Nencini non si è accorto che il 90% dell'elettorato socialista non lo considera e preferisce spostare le sue scelte verso altri lidi (Pdl, Pd, astensionismo etc...), o io sono così cieco che non ho notato un olocausto, ovvero la sparizione di quasi un 20% di elettori che votavano Psi oggi ridotti ad uno scarso 0,9%. A questo punto, siccome so per certo di possedere quante cellule cerebrali servono per fare un ragionamento minimamente logico, deduco che la risposta più ovvia sia la prima, cioé l'incapacità di Nencini e cavalier serventi di guardare con onestà oltre il proprio naso. In conclusione, oltre ad invitarvi alle dovute riflessioni che già vi ho posto in passato ed ora più ricche, vi riporto l'affermazione di un compagno che non è lontanta dalla realtà: i socialisti del PS sono come i morti al cimitero che si litigano i lanternini.
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
LA NOTRA LIBERTA'
Neanche a farlo di proposito proprio oggi ho avuto l’occasione di avere un costruttivo scambio di opinioni con un compagno sulla questione della diaspora dei socialisti e, me tapino, ancora una volta ho avuto la riconferma delle mie ipotesi, fortunatamente condivise dal compagno in questione. Le varie dirigenze socialiste, partendo da Boselli, passando per De Michelis fino a Caldoro e Nencini, hanno compiuto sempre gli stessi errori; in primo luogo hanno mancato di ambizione politica. Badate bene però che come ambizione politica in questo caso non intendo il voler raggiungere singolarmente dei posti di ‘potere’, bensì intendo qualcosa di ben più nobile, ovvero la ricerca spasmodica di realizzare un sogno comune. Le varie dirigenze non sono mai riuscite a cogliere realmente la sfida del bipolarismo, hanno confuso l’autonomia socialista con la proprietà di un nome e di un simbolo, o con la rivendicazione di una storia, una storia che se nulla insegna a poco serve. Così, in modi e tempi diversi, gli svariati micro partiti socialisti si sono arresi alla loro cecità e si sono appiattiti chi a destra chi a sinistra della staccionata, dividendosi le misere rendite delle singole questue che ognuno mendicava e non di meno guadagnandosi anche più di una porta in faccia. Così, come De Michelis fu definito da Berlusconi impresentabile e relegato in un’inutile posizione da outsider, Bosseli fu sfruttato da Prodi prima ed ignorato da Veltroni poi. Attualmente, come se tutto ciò non fosse stato abbastanza, la situazione, pur essendo peggiorata nella forma, fondamentalmente è rimasta immutata e da un lato abbiamo un Nencini che, vuoi per mancanza di strategia, vuoi per garantirsi la poltrona alla regione, si federa/fonde/discioglie/svende in Sinistra e Castità, mentre dall’altro lato abbiamo un Caldoro che non solo è stato soffocato, ma è stato relegato nel ruolo di soldato semplice/cavalier servente dal Silvio nazionale. Il secondo problema, andando avanti nell’analisi, è stato il non compiere un lavoro certosino guardando al popolo socialista nella sua complessità. Nessuno si è accorto, o si è voluto accorgere, che il problema tattico non era la ricomposizione di due o tre sigle che, di per sè, anche se unite a poco servono, il problema era ed è l’intercettazione di quell’elettorato socialista che, a denti stretti, si è accasato da un lato o dall’altro della staccionata. Facciamo due esempi concreti, mi spiegate perchè un elettore socialista dovrebbe preferire il PS ai Radicali o al PD visto che lo stesso PS si appiattisce sulle linee politiche di questi (sempre che il PD abbia una line ad essere sinceri)? E mi spiegate perché un elettore socialista dovrebbe preferire il Nuovo Psi alla PDL visto che il Nuovo Psi si appiattisce sulle posizioni del Cavaliere? Ovvio che, a parte i nostalgici della prima ora e qualche amico di amici, gli elettori hanno ampiamente risposto alle domande che ci siamo appena posti. È la storia, verso la quale non finirò mai dire dobbiamo rivolgerci usando il linguaggio della verità, che ci da una chiara soluzione e, questa soluzione, ha un procedimento lungo, lento e di sicura efficacia. Abbiamo un duplice compito da portare avanti nel corso dei prossimi quattro anni: dobbiamo offrire all’elettorato socialista la sua casa storica rivendicando la nostra indiscutibile e storica autonomia seguendo l’esempio di Nenni prima e Craxi poi. Se un tempo i giganti con cui confrontarci erano PCI e DC, oggi sono PD e PDL, di fatto le cose non sono cambiate. Dobbiamo scrollarci di dosso tutte le metastasi che abbiamo assorbito da Sinistra e Castità, Radicali, Ulivo e PDL e riappropriarci delle nostre idee storiche costruendo e portando avanti degli obbiettivi ed offrendo l’alternativa socialista al paese, un’alternativa che, ripeto per l’ennesima volta, trova lesue radici nei valori liberali, socialisti e cristiani. L’attuale posizione dell’UDC è la dimostrazione che lo spazio fuori dalle due muraglie c’é e, se ci riescono i democristiani, non vedo perché noi non dovremmo riuscirci. Non dobbiamo avere paura come chi ci ha fino ad oggi preceduto ma dobbiamo cogliere la sfida del 4%, una sfida che con il duro lavoro che ci aspetta sono convinto supereremo brillantemente, ma per fare ciò dobbiamo riuscire a compiere il passo più difficile che ci ha resi sempre zoppi e che non siamo mai riusciti a fare, un passo che riempie di responsabilità ognuno di noi singolarmente, ovvero ricomporre la diaspora socialista e, per uscirne vincenti, dobbiamo fare sapere a tutti i compagni, indipendentemente da dove sono collocati attualmente, che il Partito Socialista Italiano, il loro partito, quello che ha fatto grande l’Italia e che ha contribuito in nodo fondamentale a dar vita all’Europa, quel Partito è tornato ed ha bisogno dell’aiuto di tutti.
Aldo Luigi Mancusi
Aldo Luigi Mancusi
L'AMBIZIONE DELL'AUTONOMIA
Alcuni compagni in questi giorni mi chiedono il perché il sottoscritto persegue la linea dell'autonomia. Domande correlate sempre e comunque da svariate ragioni più o meno condivisibili a seconda dei casi ma certamente legittime. C'é chi mi taccia di essere un nostalgico, c'é chi mi accusa di pretendere la restaurazione dell'Italia degli anni ottanta e c'é chi mi sottolinea che senza un'alleanza non si va da nessuna parte. Bene, a tutte queste persone, cui in sede privata non ho risposto se non i rari casi, voglio rispondere in questa sede e pubblicamente. Non solo sono convinto, bensì sono certo che la scelta autonomista, posta nei tempi e nei modi giusti, sia l'unica vera strada che può rilanciarci in modo concreto all'interno del panorama politico. In primo luogo dobbiamo convincerci che senza idee non andremo lontami e, nelle migliori delle ipotesi, saremo zavorre di qualche carrozzone circense come Sinistra e Castità o gli zerbini della Pdl, se non peggio. Indi la prima cosa da fare - dopo un paio di cicli 'chemiopolitici' per riappropriarci della nostra identità storica e delle nostre ragioni ed avere conseguentemente debellato le metastasi radicali/comuniste/destroidi di questi anni - è mettere nero su bianco le nostre idee, ovvero discutere, costruire e rendere riconoscibili, perseguibili e di larga condivisione i nostri obbiettivi in campo economico, sociale, culturale eccetera, dimenticando le solite frasi buttate lì tanto per fare scena e che, stringi stringi, dicono tutto e non dicono niente, il tutto non senza esserci chiaramente stabiliti in una posizione fuori dai due grandi schieramenti. Basterebbe già questo per renderci più credibili al cospetto dei molti che negli ultimi anni si sono allontanati da noi, indipendentemente dalle nostre precedenti collocazioni, Sdi da un lato e Nuovo Psi dall'altro. In secondo luogo, forti delle nostre ragioni ritrovate e delle nostre idee (considerando anche il fatto che le idee un pò per tutti i partiti si sono ridotte a slogan commerciali se non frasi di circostanza) dobbiamo rivolgerci all'elettorato socialista nella sua totalità, il che vuol dire intercettare i voti del PD di tutti coloro i quali non ci stanno a rinunciare all'identità socialista per stare in casa con gli ex democristiani subendo i veti della Binetti e senza uno straccio di idea o programma né un'identità, così come vuol dire intercettare gli elettori socialisti che a denti stretti si sono collocati all'interno della Pdl e, non solo sono stanchi dei veti leghisti e di essere asserviti agli ex missini, ma non ci stanno neanche a rinunciare all'appartenenza al Pse per aderire al Ppe. Tutto ciò, sicuramente semplice da esprimere a parole, nei fatti sono perfettamente conscio che non lo è, ma come è vero che niente nasce dal nulla, è anche vero che non possiamo non partire proprio dall'abc visto che ci mancano le basi. Un lavoro del genere richiederà, se inizieremo a lavorare entro tempi brevi, tutti e quattro gli anni che ci aspettano, un'operazione in cui, come più volte ho ripetuto, ognuno di noi sarà responsabile ed avrà la conseguente responsabilità di coinvolgere quanti più compagni può, partendo magari proprio dagli scettici e dai delusi, dimostrando che ancora ci crediamo. Identità vuol dire, indipendentemente da tutto, anche simbologia. Per questo mi sembra ovvio che il Partito Socialista Italiano di domani debba cambiare la sua immagine, eliminando quella rosa che non piace a nessuno e riproponendo il Garofano rosso che, per noi tutti, è ben più di un fiore. Infine colgo l'occasione per lanciare una proposta a voi tutti, una proposta che, a mio avviso, non dispiacerà a nessuno, riappropriamoci della sigla PSI e cambiamo il nome dell'attuale Partito Socialista in Popolo Socialista Italiano, perché alla fine dei conti noi altro non siamo che un popolo, dalle mille voci, in cerca della sua casa. Questa è quella che chiamo ambizione politica.
Aldo Luigi Mancusi
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